Ferrara «Droga, bullismo, vandalismi. Minori a rischio e baby gang»
L’investigatore Tuzzi racconta cosa si scopre sui comportamenti under 18. Nel periodo post-Covid i “mandati” delle famiglie ferraresi sono quintuplicati
Ferrara Negli anni post-Covid le indagini sui comportamenti a rischio degli adolescenti, commissionati da famiglie preoccupate, sono «aumentate di cinque volte: ormai rappresentano una parte importante del nostro lavoro». A testimoniarlo è Davide Tuzzi, investigatore privato con quarant’anni di esperienza nel Ferrarese e dintorni, per il quale l’ultimo periodo «è sicuramente il più violento che mi ricordi, per quanto riguarda il comportamento dei giovani: a Ferrara ci sono molte decine di componenti di gruppi, vogliamo chiamarli baby gang, in gran parte stranieri, ai quali si aggregano i minori italiani». Comportamenti aggressivi e vandalici, consumo di alcol e sostanze stupefacenti, risse, bullismo fatto e subìto, perfino satanismi a sfondo sessuale, in un caso anche prostituzione minorile: fanno (anche) questo alcuni dei ragazzi seguiti dall’investigatore. Un quadro a tinte anche più cupe di quello emerso dopo la rissa tra ragazzine al Parco Pareschi, ma Tuzzi tiene a sottolineare che «non è certo una situazione specifica di Ferrara, dove peraltro le forze dell’ordine stanno lavorando molto su questo fronte: Bologna, dove mi sposto spesso per lavoro, è diventata pericolosa».
Come comincia Tuzzi e i suoi collaboratori vengono contattati da famiglie ferraresi per seguire le tracce, fisiche e online, dei figli adolescenti: «Succede perché i genitori si sono accorti di comportamenti anomali dei figli, di solito i campanelli d’allarme sono la comparsa di vestiti griffati, mazzi di contanti, tracce di sostanze in giro, cambio di carattere, maggiore aggressività, assenze da scuola totali o nella prima ora. Non c’è insomma bisogno che il ragazzo scappi di casa o arrivi la denuncia. L’età? A partire da dodici anni. Chi sono le famiglie che si rivolgono a noi? Di ogni genere, abbiamo i professionisti come gli imprenditori, ma anche gli operai». Una volta ottenuto il mandato, l’agenzia Securiteam chiede alle famiglie di compilare un questionario con una serie di informazioni su abitudini, posti e persone frequentate, attività social, musica ascoltata («la trap è un sottofondo di tanti comportamenti a rischio» azzarda l’investigatore) e altro. Poi si prende almeno un mese per raccogliere prove sul comportamento del giovane, «la maggioranza sono maschi ma ci sono anche ragazze»; si predispongono pedinamenti esterni, anche fuori provincia, controlli, si scattano foto e si girano video, per arrivare a comporre il dossier da consegnare alle famiglie, che può confermare o meno i sospetti di partenza.
Luoghi e fatti Ci sono posti più a rischio di altri, in città, dove finiscono spesso a gravitare i ragazzi seguiti. L’investigatore cita appunto Parco Pareschi, la zona di piazza attorno al McDonald’s e piazza Ariostea. «Ci sono bande di ragazzi che s’insediano in queste zone, e fanno un po’ i “padroni”: non ci sono connessioni con organizzazioni criminali come al Sud, ma attività illecite soprattutto collegate al piccolo spaccio sì». Chi si aggrega può trovarsi in mezzo a reati come furti di cellulari, minacce, bullismo, piccole rapine, stalking: «Anni fa lo stalker tipo era un adulto, ora ci sono ragazzi che sentono “proprietari” di ragazzine, ma il brutto è che sono a volte queste ultime a incitare i maschi a reagire con la violenza a sguardi o messaggi “sbagliati”» .
Qualche esempio? «Ci ha chiamato una famiglia perché loro figlio da tempo aveva messo il muso e chiedeva più soldi del solito. Seguendolo abbiamo scoperto che ogni mattina un gruppo di compagni di scuola lo prendeva in mezzo costringendolo a pagare il gelato a tutti». Ma non sempre, come i genitori vogliono immaginare, il ragazzo è vittima: «In un’altra occasione abbiamo scoperto che chi seguivano si era aggregato ad altri ragazzi, e ogni volta che incrociavano per strada una persona anziana, gli facevano un gran urlo nelle orecchie, con il rischio di farlo cadere o peggio. Quando ho mostrato il video ai genitori sono scoppiati in lacrime, “non può essere nostro figlio” ripetevano».
Capita anche altro. «Abbiamo seguito un ragazzo che si stava comportando a casa in maniera strana, fin nel vicino Veneto, subito di là dal Po: si era unito ad un gruppo che praticava “satanismo acido”, cioè inscenavano riti improbabili non per fede ma fondamentalmente per consumare in maniera collettiva sostanze psicotrope. Sono situazioni che sfociano spesso nel sesso di gruppo».
Crack e pastiglie vanno per la maggiore, la birra mescolata alla cenere di sigaretta è il succedaneo.
L’episodio peggiore è capitato qualche anno fa, e coinvolgeva un gruppo di minorenni: «Prendevano il treno per andare a Bologna a prostituirsi, in un appartamento vicino alla stazione nella disponibilità di una loro conoscente. Una situazione limite, sono intervenute massicciamente le forze dell’ordine».
Come va a finire Il dossier dell’investigatore va sempre in prima battuta alla famiglia, «lasciamo carta bianca ai genitori su come procedere. È chiaro che se ci chiedono una consulenza, li possiamo indirizzare a psicologi, associazioni, se vi sono gli estremi ci si rivolge alle forze dell’ordine. Solo in un’occasione sono dovuto intervenire perché la situazione stava degenerando. I feedback? Spesso i genitori mi chiamano per raccontare il dopo, quando va a finire bene».
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