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Ferrara, Cazzanti uccise in preda al delirio: «Archiviare il suo licenziamento»

Ferrara, Cazzanti uccise in preda al delirio: «Archiviare il suo licenziamento»

La memoria difensiva del dipendente comunale per il procedimento disciplinare. Per il tribunale (e i periti) quando agì non era capace di intendere e di volere

05 febbraio 2024
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Ferrara Ha ucciso un suo collega, è vero. Ma non era capace d’intendere e di volere. E non era imputabile, tant’è che è stato assolto Dunque non è possibile sottoporlo a licenziamento disciplinare.

Michele Cazzanti, il dipendente comunale che ha ucciso il collega Roberto Gregnanini sparandogli contro diversi colpi di pistola, ha chiesto al Comune di Ferrara di archiviare il procedimento disciplinare aperto nei suoi confronti, volto al licenziamento. Lo ha fatto tramite una memoria della sua legale, l’avvocata Rita Gavioli, invita in occasione dell’audizione prevista per la fine dello scorso mese di gennaio e alla quale ha rinunciato: Cazzanti è stato sì assolto, ma il giudice ha disposto la sua permanenza in una Rems, ovvero una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, per 15 anni essendo considerato pericoloso socialmente.

La richiesta poggia sulla legge e su quanto è previsto dal Contratto collettivo nazionale di riferimento, che prevede la sanzione del licenziamento disciplinare quando un dipendente dell’amministrazione abbia compiuto intenzionalmente gravi fatti illeciti di rilevanza penale. In questo caso, seppure il fatto in sé rimanga indiscusso dal punto di vista storico, legalmente Cazzanti non ha subito alcuna condanna (dunque cade il requisito della rilevanza penale) ed è stato giudicato incapace di intendere e volere, per cui è escluso anche il requisito della volontarietà dell’azione.

Secondo il giudice dell’udienza preliminare Carlo Negri, ed è un motivo portato dalla difesa dell’uomo a sostegno della richiesta di archiviare il procedimento disciplinare, Cazzanti era in preda al delirio «al momento della commissione del fatto reato. Delirante è stata la sua motivazione al compimento del gesto, così come sovra determinato dal delirio è stato il compimento dello stesso, una sorta di agito liberatorio che non ha tenuto conto delle conseguenze inevitabili di esso».

Questioni giuridiche e lavorative a parte, rimane il dato storico. La mattina del 3 marzo del 2022 Cazzanti si appostò in piazzetta Schiatti, dove sapeva che sarebbe passato Gregnanini. Si sentiva perseguitato da lui e da altri, ma soprattutto da lui, per motivi chiari solo nel suo delirio, ma del tutto estranei alla realtà e alla logica. Tolse la Glock (per la quale aveva ottenuto la licenza probabilmente per via di certificazioni mediche poco attente), dalla cassaforte , parcheggiò l’auto, bevve una bottiglia di amaro e aspettò. Quando Gregnanini passò lo assalì, all’incrocio con via Boccaleone, e poi gli scaricò contro alcuni colpi di pistola, quasi tutti a vuoto nonostante la distanza ravvicinatissima, tranne uno, quello fatale, all’addome. Poi vagò in auto senza meta e venne intercettato al confine tra Piacenza e Cremona.

Gregnanini morì il 9 settembre successivo. 


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