La Nuova Ferrara

Ferrara

Il dato

Ferrara, la casa va all’asta per debiti: «Esecuzioni in aumento»

Stefano Ciervo
Ferrara, la casa va all’asta per debiti: «Esecuzioni in aumento»

Allarme Adusbef: «Più sentenze sfavorevoli ai proprietari»

07 febbraio 2024
4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara La banca cede il credito ad una società specializzata, con un forte sconto, e la procedura di pignoramento prende velocità fino all’esito finale, la perdita della casa o del magazzino dopo la vendita all’asta. È uno schema che l’avvocato Lorenzo Buldrini, delegato Adusbef per Ferrara, ha visto «decine di volte negli ultimi anni: prima del 2022 si riusciva più spesso ad ottenere la sospensione della procedura, poi l’orientamento del tribunale di Ferrara è cambiato, seguendo quello della Corte di cassazione, e le vendite si stanno moltiplicando». Al di là delle barricate legali, l’associazione consumatori segnala ora un’opportunità per recuperare dalle rate troppo pesanti, o per accordarsi a condizioni migliorative, tali da evitare nuove procedure giudiziarie: i rimborsi parziali per vecchi mutui con Euribor troppo alti, frutto di un “cartello” tra banche riconosciuto appunto dai giudici.

La situazione Ferrara non è un’isola felice per quanto riguarda situazioni debitorie pesanti e case messe all’asta, nell’esperienza legale di Buldrini: «Il nostro tribunale è anzi tra i più rapidi nel passare dalle sentenze esecutive alla prima asta di vendita della casa, un annetto di media - racconta - Negli ultimi anni ho seguito parecchie situazioni del genere, che si sono impennate a causa della difficile situazione economica delle famiglie, che faticano a pagare le rate dei mutui, e dell’abitudine delle banche di cartolarizzare i crediti derivanti da mutui. Si tratta spesso di cessioni in blocco di crediti che poi finiscono in società specializzate, spesso con sede all’estero, che poi intervengono in maniera decisa per recuperare il credito, mettendo nel mirino i beni immobili a garanzia».

Da lì comincia il confronto legale e Buldrini ricorda molte situazioni delicate affrontate in questi anni: «Hanno perso la casa persone anziane che avevano solo quella, un giovane padre con un bimbo piccolo, l’ex imprenditore finito in disgrazia, persino l’ex moglie che aveva prestato garanzie fidejussorie per l’allora marito, con il quale si era appunto lasciata. In molte occasioni è stato possibile bloccare l’esecuzione chiedendo le prove che la società cessionaria fosse effettivamente la titolare del credito, anche perché le vendite a blocco possono lasciare in sospeso dei passaggi, e magari spuntano più soggetti a vantare i diritti. La prima sentenza favorevole è stata per un debito da 600mila euro di un albergo cittadino, ma la maggior parte delle situazioni sono tra 60 e 80mila euro».

Fino al 2021 queste opposizioni erano facilitate da un orientamento della Cassazione in qualche modo favorevole ai proprietari, poi è arrivata una sentenza più restrittiva e le cose sono cambiate anche a Ferrara: i legali come Buldrini sperano ora nel recepimento, finora tiepido, di un ulteriore pronunciamento della suprema corte, che apre nuovamente spiragli per i proprietari.

Il nuovo fronte Con due pronunciamenti del dicembre scorso, sempre la Cassazione ha poi sentenziato sui mutui a tasso variabile stipulati tra il settembre 2005 e il maggio 2008: essendo basati su di un Euribor fissato attraverso accordi manipolativi della concorrenza da alcune banche europee, quei tassi sono da considerare nulli. Per tutte le banche, sostengono Adusbef assieme ad altre associazioni di consumatori come Federconsum. «Le conseguenze sono importantissime - sottolinea Buldrini - in quanto tutti i soggetti, famiglie e imprese, che in quel periodo hanno rimborsato finanziamenti a tasso variabile parametrati all’Euribor, hanno diritto al rimborso degli interessi per quanto riguarda ogni tipo di finanziamenti: mutui, leasing, aperture di credito, smobilizzo crediti». Si tratta di rimborsi parziali, ovviamente, riparametrati alla differenza tra quei tassi e quelli legali, e vanno valutati caso per caso. Michele Deserti, consulente di Adusbef, ha provato a proporre una stima di massima: «Si potrebbe ottenere un rimborso di almeno 1.500 euro per ogni 100mila euro ottenuto alla vigilia dell’inizio dell’accertata manipolazione, e mantenuto fino al termine della stessa, quindi circa tre anni e mezzo». Si parla insomma di 5mila euro, una cifra magari bassa per singole cause, «si potrebbero raggruppare diverse situazioni collegate alla medesima banca, e proporre cause collettive: in altre province è già successo, a Ferrara ancora no - sottolinea il legale - Ma si tratta anche di uno strumento in mano ai proprietari con mutui a rischio, per aprire una trattativa con l’istituto bancario e alleggerire il proprio debito: si rischia altrimenti una “macelleria sociale” con i tassi d’interesse alle stelle». l

© RIPRODUZIONE RISERVATA