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Ferrara, razzismo e cori nazifascisti l’anima nera dei bravi ragazzi

Daniele Oppo
Ferrara, razzismo e cori nazifascisti l’anima nera dei bravi ragazzi

Blitz dopo una cena in un ristorante con cori su Nassiriya e Raciti. Perquisite le case di 24 giovani, alcuni sono giocatori di rugby e pallamano

14 febbraio 2024
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Ferrara Ventiquattro giovani. Venti maschi, quattro femmine. Il più piccolo compirà 23 anni a giugno, il più grande quest’anno ne farà 33. Molti giocatori di rugby e pallamano. Nessun precedente. Sono i “bravi ragazzi” - così il nome dell’operazione - che la Polizia di Stato e la Procura (pm Alberto Savino) hanno messo sotto indagine per apologia del fascismo, propaganda e istigazione all’odio razziale, vilipendio delle forze armate.

Ieri mattina all’alba sono partite le perquisizioni a casa di tutti. Ottanta agenti delle Digos di Ferrara, Bologna, Ravenna, della direzione centrale della Polizia di prevenzione, più i rinforzi del reparto prevenzione crimine Emilia-Romagna e agenti della postale, sono andati alla ricerca dei dispositivi informatici - smartphone, tablet, computer - per verificare se abbiano diffuso materiale di propaganda nazifascista, se abbiano partecipato a forum a tema o fatto attività di proselitismo. Di sicuro un po’ di materiale reale e che lascia poco spazio ai dubbi almeno sull’orientamento è stato trovato a casa di alcuni degli indagati: calendari di Mussolini e del Fascismo, cartoline con foto e frasi del Duce, coltelli, delle katane (una però sembra legata in realtà all’anime One Piece), una pistola risultata essere giocattolo, ma priva del tappo rosso, bastoni e manganelli con la scritta non equivoca “boia chi molla”.

Un’operazione nata da quella che forse per molti di loro è parsa una goliardata, un essere andati un po’ sopra le righe. Tutto parte da una cena di compleanno organizzata il 23 dicembre dell’anno sorso in un ristorante del centro, nell’area del ghetto ebraico di Ferrara: La Fraschetta in via Carlo Mayr, un’osteria in cui si assapora la cucina della tradizione romana. I giovani si sono presentati mascherati, chi da detenuto - con una tuta arancione come i detenuti di Guantanamo e dei carcerati americani o con quella “classica” a righe verticali - e chi da poliziotto. Niente di male. Senonché le cose si sono trasformate. Da quanto emerge, a un certo punto sono spuntati dei volantini inneggianti a Benito Mussolini e ad Adolf Hitler e che sono stati distribuiti agli altri clienti del locale, sono partiti cori sgradevoli (uno anche contro Anne Frank), sono volate frasi pesanti, per una cameriera di colore è partito un coro in cui veniva chiamata Fiona May - l’olimpionica italiana plurimedagliata, anche lei di colore - cosa che non è ovviamente offensiva in sé, ma è chiaro il sapore e l’intento razzista visto il contesto.

I cori non erano solo di stampo fascista o razzista. Sono partiti anche dei canti contro i militari italiani morti negli attentati di Nassiriya, in Iraq, e poi contro Filippo Raciti, l’ispettore di polizia che morì in servizio il 2 febbraio del 2007 nel corso degli scontri tra frangia di ultras del Catania e la Polizia, dopo i disordini avvenuti tra tifosi per il derby Catania-Palermo.

E poi le minacce. Alcuni avventori hanno infatti cercato di interrompere i cori e nei confronti di una donna sarebbe stato fatto il gesto con il dito sul collo, per significarle che le sarebbe stato tagliato.

Due clienti hanno chiamato la Polizia, intervenuta sul posto con una pattuglia delle Volanti, ma il gruppo di giovani non si è fermato: anche in loro presenza sono continuati i cori per inneggiare al Duce, totalmente incuranti delle possibili conseguenze.

Dopo le perquisizioni effettuate ieri all’alba (i sequestri non hanno riguardato tutti i giovani coinvolti) sono stati fissati per i prossimi giorni anche alcuni interrogatori, che saranno d’aiuto per capire la portata di una vicenda che si spera confinata, ma che rimane spiacevole in ogni caso.