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Nuove norme al mare

Lidi, bagnini ridotti: non entrare in acqua a pranzo

Katia Romagnoli
Lidi, bagnini ridotti: non entrare in acqua a pranzo

Si dimezza il presidio sulla battigia e in mare a ridosso di mezzogiorno con potenziali rischi

13 febbraio 2024
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Lidi Aleggiano preoccupazioni e perplessità tra le cooperative degli stabilimenti balneari e le associazioni di categoria, in vista del mantenimento al 50% delle postazioni di salvataggio durante la pausa pranzo.

Il provvedimento, ancora ufficioso, ma ritenuto ormai certo tra le novità dell’ordinanza balneare regionale di prossima emanazione, sta creando fermento, non solo per l’aggravio dei costi che gli stabilimenti balneari saranno tenuti a fronteggiare, ma anche per le maggiori responsabilità in capo ai bagnini in servizio. Questi ultimi, difatti, dovranno assicurare una sorveglianza anche alla postazione vicina, rimasta temporaneamente sguarnita dal collega in pausa pranzo. «La Capitaneria di Porto ha richiesto l’attivazione di un presidio a mare del servizio di salvataggio con orario continuato – osserva Luca Callegarini, presidente della cooperativa degli stabilimenti balneari del Lido Volano, nonché funzionario provinciale di Confesercenti –, con l’istituzione della pausa pranzo a postazioni alterne, nella fascia oraria compresa tra le 12.30 e le 14.30. Ciò significa che i bagnini in servizio si ritroveranno a sorvegliare uno spazio acqueo raddoppiato da 150-200 metri a 300-400 metri, con un incremento di responsabilità. Nonostante la copertura assicurativa, in caso di annegamento di un bagnante, c’è un rischio penale. Siamo fortemente preoccupati, perché quando ero io bagnino, all’inizio degli anni’80, c’era l’aspirazione, a fare l’assistente ai bagnanti, mentre oggi i ragazzi preferiscono optare per le piscine, perché in mare le responsabilità sono molto elevate».

Ancora manca una stima dei costi aggiuntivi da sostenere, per incrementare il numero degli assistenti ai bagnanti, dal momento che dovranno essere previsti anche i jolly per sostituire dipendenti infortunati o in malattia o in riposo settimanale. Resta il nodo dei bagni isolati, distanti da altri stabilimenti balneari o delimitati da aree di spiaggia libera, all’interno delle quali non vige l’obbligo del servizio di salvataggio.

Se oggi i costi per la copertura stagionale di una postazione che copre anche tre stabilimenti si aggirano sui 15mila euro (circa cinquemila euro a bagno), in futuro potrebbero subire un’impennata, tenuto conto che l’orario continuato è una prospettiva non perseguibile, perché dopo cinque ore di servizio è obbligatorio effettuare una pausa.

Il rischio di creare caos tra i i bagnanti è una delle preoccupazioni sollevate da Luana Guietti, dirigente della Cooperativa esercenti balneari dei lidi Estensi e Spina (Cesb), perché «issando la bandiera rossa il bagnino comunicava che mancava il servizio di salvataggio per pausa pranzo o per condizioni meteomarine avverse. Ma ancora non si sa se le bandiere dovranno restare tutte bianche, anche con la chiusura delle postazioni, una sì e una no. Auspichiamo in un ripensamento del provvedimento». Anche Nicola Spinabelli, presidente della Cesb, ritiene che la novità possa ingenerare confusione, mentre «il nostro servizio di salvataggio è già un’eccellenza ed è uno dei migliori sulla costa».

Punto di vista differente è quello di Nicola Ghedini, presidente provinciale di Cna balneari, nonché titolare del Bagno Kursaal, il quale reputa «il provvedimento il giusto compromesso rispetto alle richieste ventilate in un primo momento, le quali avrebbero posto l’intero settore in grave difficoltà, a livello operativo ed economico. Umanamente ritengo che sia giusto assicurare un presidio di salvataggio a tutte le ore, perché è anche una postazione di primo intervento, dotata di defibrillatore e di bombola ad ossigeno. È un servizio in più, in un orario nel quale in passato non c’era».

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