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Il processo

Portomaggiore, malattie non dichiarate: frode nella vendita di cani

Portomaggiore, malattie non dichiarate: frode nella vendita di cani

Animali morti per polmonite, altri con disturbi neurologici, falsi pedigree: due allevatori del luogo vanno a processo

13 febbraio 2024
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Portomaggiore In un caso una polmonite bilaterale che portò alla morte del cane dopo la vendita. In un altro l’animale aveva dei disturbi neurologici, era sottopeso e denutrito. In altri casi non era stata segnalata la displasia del gomito, scoperta più tardi. In altri ancora, invece, era stato certificato un pedigree di alcuni esemplari ritenuto falso.

Il tutto a danno di oltre una ventina di acquirenti, che, a un certo punto, tra il 2016 e il 2020, si sono accorti di aver comprato dei cuccioli di cane (in un caso pare anche troppo piccolo per essere venduto) con caratteristiche diverse da quelle esplicitate dai venditori: due allevatori del posto, un ferrarese di 50 anni e una donna serba di 33 anni. Con loro erano stati mandati a giudizio anche altre due persone, un altro allevatore e un veterinario (per una presunta certificazione falsa), ma per loro è arrivata già la sentenza di non luogo a procedere e, quindi, le accuse nei loro confronti sono definitivamente cadute.

Si andrà avanti per gli altri due, attesi davanti al giudice l’11 marzo prossimo per rispondere del reato di frode nell’esercizio del commercio.

Lunga la sfilza di accuse, tutte da dimostrare in giudizio, mosse nei confronti dei due allevatori, in particolare all’italiano che risulta essere gestore dell’allevamento. In tutti i casi la contestazione è quella di aver venduto a ignari acquirenti dei beni con delle caratteristiche diverse da quelle dichiarate e pattuite. E in quasi tutti i casi la caratteristica diversa riguardava lo stato di salute dei cuccioli dovuto alla presenza di malattie o malformazioni non segnalate o, addirittura, certificate come non presenti.

Come detto per la maggior parte dei casi - poco meno di una ventina in totale quelli contestati - si tratta di una malformazione al gomito (la displasia). In altri una malattia genetica, o la presenza addirittura di un’infestazione di parassiti, nonostante fosse stata attestata l’avvenuto trattamento. E poi, ancora, pedigree non corrispondenti a quelli effettivi.

Dalle vendite gli allevatori avevano ricavato un bel po’ di migliaia di euro, stante che i cuccioli sono stati venduti a cifre comprese tra i duemila, per l’esemplare più caro, e i 350 euro per il cucciolo più a buon mercato. l

D.O.

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