La Nuova Ferrara

Ferrara

Il report

Giù le serrande, a Ferrara «Vendesi» e «Affittasi» sono cartelli abituali

Francesco Gazzuola
Giù le serrande, a Ferrara «Vendesi» e «Affittasi» sono cartelli abituali

Saracinesche abbassate da via Mazzini a corso Martiri

19 febbraio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara È sempre più frequente passeggiare per le vie della città e specchiarsi nelle vetrine dei negozi vuoti. Il fenomeno della desertificazione commerciale colpisce forte anche all’ombra del Castello Estense e se fino a qualche anno fa le strade più iconiche del centro storico resistevano strenuamente alla chiusura, ora i locali sfitti spuntano come funghi anche in vie principali come Mazzini e corso Martiri della Libertà. Come funghi, o meglio come bambù. È di quasi un anno e mezzo fa il blitz notturno della writer milanese del collettivo Freak of Nature, che ha disegnato su 105 negozi (e non) abbandonati una pianta di bambù stilizzata e la scritta "Sfitto" con a fianco un numero. «I luoghi abbandonati o abusati diventano il mio spazio di libertà», contro «ogni abbruttimento sociale, morale ed estetico, in una continua lotta a colpi di pennello» spiegava allora l’artista. Ferrara era diventata una vera e propria foresta per i panda e tutt’oggi, a distanza di sedici mesi dall’episodio, in città è ancora possibile trovarsi di fronte a negozi sfitti con piante di bambù. Se il post Covid aveva fatto pensare ad una ripresa commerciale con nuove aperture e un rinnovato spirito imprenditoriale anche da parte dei piccoli e medi esercenti, ecco che la realtà parla di desertificazione commerciale e di riduzione dei livelli di servizio, acuite dalla perdita delle attività ambulanti. Il fenomeno ormai è generalizzato ed è curioso notare come più ci si avvicini al centro storico più negozi sono chiusi. Facendo un giro per piazza Trento Trieste e lungo le vie cardine del commercio ferrarese non si tiene il conto dei locali vuoti, anche quelli che fino all’anno scorso sembrava andassero a gonfie vele: saracinesche abbassate e spazi deserti, dove qualche volta è possibile sbirciare dentro avvicinandosi alla vetrina con le mani sopra gli occhi per evitare il riflesso. E poi tanti e differenti cartelli "vendesi", "affitasi", "cedesi attività", "svuota tutto" per quelli che ancora non hanno chiuso definitivamente ma lo faranno di lì a poco. Segnalazioni che dicono tutte la stessa cosa: il commercio è in crisi. Chi chiude, anche in centro città, lo fa tendenzialmente per un motivo: non ci sta più dentro. Affitti troppo alti, costi maggiori dei profitti, qualcuno (pochi) vuole cambiare semplicemente lavoro. C’è poi chi, pur di continuare a tenere aperto, si sposta dove il fitto è più sostenibile e permette di non fare i salti mortali per arrivare a fine mese quantomeno con il sorriso. Colpisce soprattutto l’idea che in passato il fenomeno della desertificazione interessava prevalentemente i paesi di provincia, mentre oggi tocca anche la città e il centro storico. Fino ad una decina di anni fa le persone preferivano spostarsi in città per fare shopping o semplicemente per passeggiare tra i negozi buttando l’occhio nelle vetrine e vedere cosa ci fosse di nuovo. Una pratica che di questi tempi rischia di venire sempre meno per la mancanza di negozi aperti e così preferiscono andare altrove.Infatti, la desertificazione commerciale respinge il turista secondo la formula "meno negozi ci sono, meno la città è attrattiva". Creare un’offerta per chi visita Ferrara significa anche evitare la moria degli esercizi commerciali, favorendo le attività avviate e le nuove aperture con agevolazioni, in particolare sugli affitti, spesso stringente e che portano alla chiusura. Generare attrazione all’ombra del Castello Estense non vuol dire solo riempire il listone e piazza Savonarola di bancarelle nei periodi festivi e nel fine settimana, ma anche creare le condizioni ottimali affinché il commercio e i piccoli esercenti non continuino a patire la crisi e il fenomeno della desertificazione dilaghi ulteriormente.