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Il caso

Bimbo morì annegato in piscina a Migliarino, attesa per la Corte Costituzionale

Daniele Oppo
Bimbo morì annegato in piscina a Migliarino, attesa per la Corte Costituzionale

Rinviato prima delle conclusioni finali il processo alla madre

21 febbraio 2024
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Migliarino Ieri si sarebbe dovuto discutere. Ma l’avvicinarsi del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla cosiddetta "pena naturale" ha portato il giudice Giovanni Solinas a concedere un rinvio (al 9 aprile) in attesa di conoscere quella decisione, prevista per il 5 marzo, prima ancora di ascoltare le richieste delle parti. Parliamo del processo a carico di Veronica Romanelli, la madre del piccolo Maxsimiliano Grandi, il bambino annegato nella piscina dell’agriturismo Ca Laura, a Bosco Mesola, il 12 luglio del 2020. La donna è imputata di omicidio colposo per non aver adeguatamente sorvegliato il figlio. Questione davvero di pochissimo tempo, tre giri d’orologio, probabilmente anche meno, il tanto di non vedere il bambino entrare in acqua e annegare in pochissimo tempo. Il dolore atroce di un evento simile per una mamma non è già una pena sufficiente? Attorno questo quesito - ovviamente in termini decisamente più sofisticati dal punto di vista giuridico - ruota la decisione della Corte Costituzionale che ora si attende anche per il caso ferrarese. A chiedere di attendere, trovando accoglimento in questo secondo tentativo, è stato il legale della difesa, l’avvocato Gianni Ricciuti. Questa volta, vista la vicinanza temporale di un pronunciamento che potrebbe influire anche sulle eventuali richieste della procura, il giudice Giovanni Solinas ha optato per un rinvio non lunghissimo, ma sufficiente per arrivare alla prossima udienza con le idee più chiare sulla questione. Va detto che non è per nulla scontato che i giudici costituzionali introducano un concetto come quello della "pena naturale" nell’ordinamento italiano, anche per via del grande margine di discrezionalità che introdurrebbe una valutazione della sofferenza da parte del giudice per determinare se essa sia stata sufficiente o meno come condanna in una reato colposo da cui è derivata la morte di un prossimo congiunto, proprio come in questo caso. In questo caso la sofferenza non è di certo mancata e nessuno, questo lo si percepisce, ha particolare piacere nel celebrare un processo così delicato.