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Lagosanto, false fatture per avere aiuti

Alessandra Mura
Lagosanto, false fatture per avere aiuti

Imprenditore a processo, presentava conti per ristrutturazioni mai eseguite. Uno degli ignari clienti era all’estero durante i “lavori”, un altro addirittura in carcere

22 febbraio 2024
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Lagosanto C’era chi si trovava all’estero mentre (in teoria) stavano ristrutturando la sua casa. Un altro presunto proprietario era addirittura in prigione (e a quanto risulta lo è ancora) durante la pretesa esecuzione dei lavori. Liberi o incarcerati, gli inconsapevoli clienti ieri in tribunale sono comunque tutti caduti dalle nuvole di fronte alle fantomatiche fatture emesse dalla “Anna Costruzioni srl”, impresa edilizia con sede a Lagosanto il cui legale rappresentante, Paolo Caterino, è ora a processo per tentata indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. L’imputato, secondo l’accusa, avrebbe cercato di approfittare di un’agevolazione prevista per le imprese di costruzioni durante il periodo della pandemia Covid. Il decreto 34 del 2020, in particolare, prevedeva l’erogazione di contributi a fondo perduto calcolati sulla base della differenza di fatturato tra l’aprile del 2019 e l’aprile del 2020. Ed ecco che, magicamente, il 13 luglio del 2020 Caterino carica in blocco nel sistema “fatture e corrispettivi” dell’Agenzia delle Entrate la bellezza di sette fatture, tutte dell’aprile 2019, per un totale di 898.900 euro. Una somma che, confrontata con il fatturato (si immagina praticamente pari a zero) dell’aprile del 2020, gli avrebbe assicurato 134.835 euro. Il giorno successivo all’inoltro delle fatture, Caterino presenta infatti la domanda per ottenere il contributo a fondo perduto, ma i sospetti dell’Agenzia delle Entrate, e poi le indagini della Finanza, rivelano che in realtà quelle fatture sono false, emesse per interventi edilizi mai eseguiti nei confronti di clienti del tutto inconsapevoli. Che ieri hanno ribadito davanti ai giudici, rispondendo alle domande del pubblico ministero Stefano Longhi, quello che avevano già riferito ai Finanzieri: ovvero che non avevano mai conosciuto l’imputato (non presente in aula), di non aver mai fatto ristrutturare la propria casa e di non aver mai visto le fatture intestate a loro nome, per importi attorno ai 170mila euro. In qualche caso l’indirizzo del “cliente” non corrispondeva nemmeno all’effettiva residenza, anzi riguardava abitazioni in cui non avevano mai vissuto. Una ragazza ha detto che si trovava a Dublino nel periodo dei fantomatici lavori, uno degli intestatari invece aveva temporaneo domicilio in prigione. I testimoni hanno dovuto affrontare un lungo viaggio per essere presenti in tribunale, essendo residenti in Campania come campane sono le origini dell’imputato, difeso dall’avvocato Pasquale Longobucco. Il legale ha chiesto un rinvio per poter rintracciare il suo assistito per un’eventuale esame alla prossima udienza.