La Nuova Ferrara

Ferrara

Lo scenario

Ferrara, Confagricoltura stronca l’ipotesi di sterilizzare le nutrie

La proposta
Ferrara, Confagricoltura stronca l’ipotesi di sterilizzare le nutrie

«Sono 800mila nel Ferrarese, servirebbero anni e troppi soldi»

21 febbraio 2024
2 MINUTI DI LETTURA





Ferrara La proposta di sterilizzare le nutrie, invece di sopprimerle, che ha fatto capolino nella recente commissione comunale dai banchi delle opposizione, ha fatto sobbalzare Confagricoltura. «Una parte dell’opposizione avrebbe infatti contestato il piano, sostenendo che la proliferazione di questa specie deve essere combattuta mediante sterilizzazione, come si starebbe facendo a Modena. Peccato - afferma il direttore di Confagricoltura Ferrara Paolo Cavalcoli - che l’esempio non sia affatto calzante, in quanto nella fattispecie trattasi di un progetto sperimentale curato dalla Lav, limitato a colonie di nutrie che vivono in piccoli specchi d’acqua, catturate con gabbie e sterilizzate presso centri veterinari. Operazioni della durata di circa un anno ciascuna, nel corso delle quali sono state sterilizzate solo alcune decine di capi. Considerato che si reputa che le nutrie presenti nella nostra provincia siano tra le 500 e le 800mila, come si può pensare di proporre una tale soluzione? Chi le cattura e in quanti anni? Chi le sterilizza e con quali soldi? Una volta liberate, come distinguere quelle sterilizzate dalle altre?».

La proliferazione di nutrie nelle nostre campagne «non è più solo un problema dell’agricoltura. Per la sicurezza della popolazione (in particolare di chi lavora nei campi), per il rischio idraulico, la sicurezza stradale, per la minaccia alla conservazione della biodiversità, oltre che per gli enormi danni causati alle coltivazioni agricole, il problema è divenuto di tale portata da non poter essere più procrastinata una soluzione efficace e risolutiva. Gli agricoltori - prosegue Cavalcoli - temono costantemente per la propria incolumità e per quella dei propri dipendenti, a causa delle insidiose fragilità del suolo prodotte dalla profondità e dall’ampiezza delle tane, che mettono a repentaglio la movimentazione dei veicoli agricoli come pure un semplice percorso a piedi. Attualmente non è garantita l’incolumità dei tanti operatori che giornalmente, alla guida dei loro mezzi meccanici, rischiano la vita ogni qualvolta percorrono una strada o sentiero in fregio ad un corso d’acqua. Per non parlare poi dei frequenti allagamenti durante le stagioni piovose e dei danni ingenti al sistema delle risaie con argini franati e bacini distrutti, che ha determinato l’abbandono della coltura da parte di molti risicoltori». Bisogna agire «in maniera più incisiva». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA