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Ferrara, terapia del dolore e cannabis light nell’ambulatorio a rischio chiusura

Ferrara, terapia del dolore e cannabis light nell’ambulatorio a rischio chiusura

Mancano infermieri, preoccupazione tra i 200 trattati per fibromialgia

26 febbraio 2024
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Ferrara Terapia del dolore, infiltrazioni e utilizzo della cannabis light per uso terapeutico. Sono alcune delle terapie che vengono proposte ai pazienti sofferenti di fibromialgia nell’ambulatorio situato all’interno dell’anello della casa della salute "San Rocco". Un servizio che, secondo voci che allarmano i pazienti, è in procinto di essere sospeso a breve per mancanza di personale infermieristico. La lista degli utenti in carico al servizio, aperto una volta a settimana è di circa 200 persone e le cure vengono affidate ad un unico medico che da circa 5 anni prepara il percorso terapeutico ad ogni paziente, rivalutandoli di volta in volta sulla base delle problematiche individuali. La fibromialgia è una patologia conosciuta da tempo, che solo recentemente ha ricevuto una definizione scientifica e un riconoscimento formale. Si manifesta prevalentemente con dolori muscoloscheletrici diffusi e di affaticamento (astenia) che possono compromettere la qualità della vita delle persone malate. Pur essendo molto frequente, è difficile da riconoscere per via dell’assenza di esami specifici in grado di certificare il dolore, cronico e diffuso che la caratterizza, e perché alcuni dei suoi sintomi possono essere riscontrati anche in altre condizioni cliniche. In attesa di essere definita a livello nazionale tra le malattie croniche ed invalidanti, la Regione lo scorso anno ha elaborato alcune linee guida per la diagnosi ed il trattamento della fibromialgia, stanziando 380mila euro per la gestione e la cura all’interno delle strutture sanitarie pubbliche della regione. «Attraverso alcune infiltrazioni e l’uso calibrato della cannabis light la mia qualità di vita è nettamente migliorata» spiega un paziente in carico all’ambulatorio. Lo stesso utente specifica che l’alternativa, in assenza di questo servizio specialistico, sarebbe quella di ricorrere all’uso di psicofarmaci con evidenti ripercussioni negative sulla persona e peggioramento della qualità della vita. Un servizio che, se verrà a mancare, creerà un disagio e tante sofferente ai malati i quali saranno costretti a ricorrere a servizi specialistici in regime libero professionali non essendo ricompresa la malattia tra quelle inserite tra i Livelli essenziali di assistenza riconosciuti dal ministero della Salute.