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A Cona la tenda dell’amarezza: «Troppo pochi e mal pagati»

Alessandra Mura
A Cona la tenda dell’amarezza: «Troppo pochi e mal pagati»

La protesta della Fials: «Infermieri e Oss logorati da turni usuranti». «Siamo fatti di carne ma costretti a lavorare come fossimo d’acciaio»

05 marzo 2024
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Ferrara Hanno deciso di allestire una tenda davanti all’ingresso 1 dell’ospedale di Cona («punto di passaggio non solo degli utenti, ma anche del personale») perché è «il simbolo del nostro sistema sanitario nazionale, un riparo fragile ed esposto ai venti». E sempre quella tenda - tappezzata di volantini e slogan per esprimere la fatica degli operatori sanitari sottoposti «a condizioni sempre più usuranti» - i rappresentanti del sindacato Fials hanno trascorso la notte a conclusione della giornata di protesta organizzata ieri. «Stavolta restano i cinque uomini – spiegava ieri la segretaria generale territoriale Mirella Boschetti– mentre il 12 marzo manifesteremo davanti al Delta e saremo noi donne a trascorrere lì la notte». Le rivendicazioni viaggiano su tre livelli: statale («al governo chiediamo visibilità, siamo indietro di trent’anni»), regionale («alla Regione chiediamo più risorse aggiuntive per incrementare il salario accessorio e valorizzare il personale che tanto ha dato in termini di impegno e dedizione, e fidelizzarlo per frenarne la fuga»), e locale («alle aziende sanitarie ferraresi chiediamo di recuperare il ritardo nell’avvio delle trattative sindacali aziendali, per mettere realmente soldi nelle tasche dei lavoratori, con la contrattazione aziendale si può fare molto, basta volerlo») e quindi incrementare i compensi per turni notturni, festivi e feriali e le ulteriori indennità. Un altro punto su cui si batte la Fials è la carenza di personale, con la richiesta di maggiori assunzioni: “Senza infermieri restano solo i miracoli”, si legge in uno dei cartelli; “Siamo fatti di carne ma costretti a lavorare come fossimo d’acciaio”, si legge in un altro. E ancora si mettono in fila i punti dolenti: “Doppi turni, carichi di lavoro, ferie saltate, straordinario”.

«La Sanità pubblica ha bisogno di investimenti immediati sul personale, i soldi del Pnrr sono stati stanziati per la costruzione/ristrutturazione di Case di Comunità, Osco, ma sono soldi buttati via se on ci sono infermieri, Oss, medici e altri operatori sanitari per farle funzionare, e questa direzione aziendale non investe sul lavoro», va avanti Boschetti affiancata da Daniele Palavecchi della segreteria aziendale OspFe, Carlo Bighetti della segreteria aziendale Asl, Fabio Pavanelli, Rsu e dirigente sindacale, Fabrizio Fiorindo, Rsu OspFe e dirigente sindacale e dai dirigenti Fials Vincenzo Fiorindo, Fulvia Trevisani e Rita Piccinini. «Stiamo ricevendo tanta solidarietà dalle persone che entrano ed escono dall’ospedale – dicono – perché sono temi avvertiti sulla pelle di tutti». Della necessità di implementare il personale si parlerà anche all’assemblea in programma venerdì 15 marzo all’Osco di Comacchio «una struttura a gestione infermieristica che avrebbe bisogno di altre due unità», è l’appunto di Boschetti. Che mette in fila anche i dati sugli operatori sanitari con limitazioni dovute a mansioni professionali relative alla gestione dei pazienti, «che vanno sollevati e spostati, con movimenti ripetuti e perciò logoranti». Dunque «all’Ausl risultano 309 infermieri prescritti su un totale di 1.257, pari a circa un quarto, mentre gli Oss prescritti sono 107 su 359, ovvero il 30%; per quel che riguarda l’azienda ospedaliera gli infermieri prescritti sono 187 su 1.076, pari a quasi il 26%, e gli Oss 82 su 324, circa il 24%». Da qui anche la richiesta di nuovi ausili: «È vero che stanno arrivando i nuovi letti elettrici che ci erano stati promessi ad agosto, ma al netto dei 185 letti di prossima acquisizione, ricordo che i nostri quattro nosocomi contano mille posti letto, alle nostre richieste ci rispondono con gli spot». Non meno grave, rimarca ancora la Fials «il problema delle aggressioni al personale medico, che a nostro avviso è ancora sottovalutato. Sì certo, c’è Gruppo promozione benessere e contrasto al disagio lavorativo, e ha anche funzionato, ma è poco conosciuto. Da questa direzione ci aspettavamo maggiore ascolto».