La Nuova Ferrara

Ferrara

Il caso

Comacchio, le anguille a rischio estinzione. L’appello: togliamole dai menù

Annarita Bova
Comacchio, le anguille a rischio estinzione. L’appello: togliamole dai menù

Sì al Piano di gestione che prevede il divieto di pesca da gennaio a giugno

04 marzo 2024
3 MINUTI DI LETTURA







Comacchio Le anguille sono a rischio estinzione, il 95% è già scomparso, tanto da essere classificate nella lista rossa dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), e i più grandi chef del mondo hanno lanciato un appello per bandirle dai menù. Anche a Comacchio, “capitale” storica delle anguille, sale la preoccupazione. Con il granchio blu che, nemmeno a dirlo, fa la sua parte.

Cosa succede L’allarme sul futuro dell’anguilla è stato lanciato dalla Ong Ethic Ocean ed è stato raccolto dai componenti del World Culinary Council di Relais & Châteaux bandendo l’anguilla dai loro menù e invitano gli altri colleghi a fare lo stesso, sollecitando anche le autorità ad ascoltare gli appelli degli scienziati che chiedono di sospendere la pesca dell’anguilla europea.

Il ciclo vitale dell’anguilla la porta a dipendere da numerosi habitat di acqua dolce e salata, per la crescita e la riproduzione. Così, l’inquinamento degli ambienti marini, costieri e fluviali unito allo storico sfruttamento, rappresentano i fattori più critici per la sua sopravvivenza.

Inoltre, le barriere costruite sui corsi d’acqua come le centrali idroelettriche, dighe e altre infrastrutture costituiscono ostacoli alla migrazione dell’anguilla, mentre inquinanti organici e metalli pesanti riducono la qualità dell’acqua necessaria per la sua sopravvivenza.

In realtà le autorità si sono mosse da tempo per salvaguardare questa specie, almeno in area europea. Per stare in acque più vicine a noi, la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo ha realizzato una ricerca in nove Paesi (tra i quali, l’Italia) per la conservazione della specie e preservare il patrimonio della pesca artigianale. Un Piano gestionale nazionale, poi, prevede la chiusura della pesca di anguilla in molte regioni, la riduzione della pesca in molti bacini e una nuova normativa per il prelievo e l’uso di ceche nelle acque italiane, ma non basta. Secondo Federparchi, nonostante gli sforzi profusi dalle istituzioni e dai settori della pesca e dell’acquacoltura, l’anguilla permane in “Pericolo critico”, anche perché non è possibile ancora riprodurla in cattività e la strada per la creazione e lo svezzamento di giovani anguille in cattività è tuttora lunga e complessa.

I numeri Solo in Italia, secondo gli ultimi dati e relativi al 2021, se ne catturano 50 tonnellate tra anguilla gialla e argentina destinate alla vendita, ed è in vigore il divieto di pesca da gennaio a giugno. Nel 2023 la situazione si è aggravata, tanto che alcune regioni hanno posto il fermo per tutto l’anno. A fine 2024 si concluderà anche il progetto europeo Lifeel, il primo di conservazione dell’anguilla europea, finalizzato a mantenere e incrementare lo stock naturale di Anguilla anguilla, la nostra per intenderci. Il progetto intende contribuire a contrastare le grandi minacce che affliggono la specie.

L’area geografica comprende due stati – Italia e Grecia – in particolare per l’Italia quella del bacino idrografico del Fiume Po e del Delta del Po. «Oltre a individuare i soggetti più adatti alla riproduzione e migrazione per definirne le caratteristiche – spiega Massimiliano Costa, direttore Parco Regionale Delta del Po Emilia-Romagna –, il progetto punta a ottenere la riproduzione in cattività. Assieme alle università di Bologna, Tokio e Amsterdam siamo in dirittura di arrivo con questo obiettivo». La Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo ha realizzato una ricerca in nove Paesi (tra i quali, l’Italia) per la conservazione della specie e preservare il patrimonio della pesca artigianale. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA