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La sentenza

Bimba nata morta a Cona, risarciti dopo sette anni

Alessandra Mura
Bimba nata morta a Cona, risarciti dopo sette anni

La perizia ha accertato le responsabilità e riconosciuto il danno patito

10 marzo 2024
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Ferrara Ci sono voluti sette anni perché i familiari della piccola Nicole, la bimba nata morta all’ospedale di Cona nel gennaio del 2017, ottenessero il risarcimento danni richiesto all’azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna. La vicenda giuridica si è conclusa formalmente a inizio febbraio, quando il Nucleo di valutazione regionale ha di fatto dissuaso l’azienda a impugnare la sentenza del Tribunale di Ferrara del novembre 2023 che stabiliva per i familiari un risarcimento appena sotto la soglia dei 250mila euro, limite oltre il quale la gestione economica dei sinistri è ripartita tra Regione e azienda e non è solo a carico di quest’ultima.

La tragedia di Nicole si era consumata nel giro di 48 ore. La mamma, una signora residente in provincia di Rovigo, era al settimo mese di gravidanza. Il 13 gennaio aveva avvertito improvvisamente una riduzione della vitalità della bimba («sentivo che si muoveva poco», aveva raccontato) e si era rivolta per un controllo all’ospedale di Legnago, dove però mancava la terapia intensiva neonatale. Da qui il consiglio di rivolgersi a un ospedale più attrezzato e la scelta era caduta su Cona, in quanto presidio di terzo livello. Il 14 gennaio la signora era arrivata al Sant’Anna dove era stata sottoposta a un tracciato per accertare le condizioni del nascituro e a una terapia cortisonica. La sera stessa gli operatori non avevano più avvertito il battito cardiaco ed era stato disposto il parto indotto. La bimba, però, era nata morta. I familiari avevano denunciato il Sant’Anna, sostenendo che il parto indotto era stato deciso troppo tardi e, che se si fosse proceduto con maggiore tempestività, Nicole avrebbe potuto salvarsi. Ne era nata un’indagine penale, con una prima richiesta di archiviazione a cui i familiari si erano opposti, chiedendo di interrogare i quattro medici indagati e la ginecologa che aveva in cura la gestante, nonché di effettuare una perizia per accertare la causa del decesso. Le fasi del contenzioso sono scanditi nella delibera in cui l’azienda dà esecuzione alla sentenza del Tribunale: il 1° agosto del 2017 i familiari avevano inoltrato la richiesta di risarcimento danni; l’11 novembre dello stesso anno era stata depositata la relazione medico legale interna che «non ravvisava criticità nell’operato dei curanti», inducendo il Comitato valutazione sinistri unico (Cvsu) a respingere la richiesta; nel febbraio del 2019 la controparte aveva presentato ricorso per un accertamento tecnico preventivo e, al netto delle sospensioni determinate dal Covid, il 3 gennaio del 2023 è stata depositata la Consulenza tecnica «che accerta la responsabilità dell’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara». Ed è sulla base di queste conclusioni che nel maggio successivo è stato depositato il ricorso, fino ad arrivare, il 15 novembre, alla sentenza del Tribunale che ha dato ragione alla famiglia riconoscendo il risarcimento dei danni.