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Argenta e le sue “sacrestane” «Senza di loro le chiese sarebbero chiuse»

Giorgio Carnaroli
Argenta e le sue “sacrestane” «Senza di loro le chiese sarebbero chiuse»

Si impegnano nel luoghi di culto dove non c'è più un parroco fisso

15 marzo 2024
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Argenta Meritano riconoscenza anche se non è dovuta, dato che almeno un grazie non farebbe male. Un grazie a coloro che ogni giorno e soprattutto ogni domenica aprono, chiudono e custodiscono alcune chiese argentane dove non c’è più il parroco stabile: a San Biagio, a Campotto, al Santuario della Celletta e nella chiesa di San Giacomo del capoluogo.

«Sono presenze silenziose e se non ci fossero loro molte chiese sarebbero chiuse e noi guarderemmo i soffitti», ha tenuto a sottolineare don Sante Bertarelli, una sorta di “cappellano” di oltre 80 anni che presta la sua preziosa opera in aiuto al parroco di Argenta don Fulvio Bresciani. Un’affermazione, la sua, che chiama in campo delle volontarie che quotidianamente dedicano il proprio tempo a questi luoghi di culto appartenenti alla Diocesi di Ravenna. «Fate bene voi della Nuova Ferrara a scrivere di queste “sacrestane” ma è anche ora – aggiunge don Sante – che si parli dei laici, di coloro che aiutano in mille modi nelle varie attività parrocchiali. Quando smetteranno sarà un problema».

E allora perché queste “pie donne” lo fanno? Glielo abbiamo chiesto.

Le loro voci «Dopo la morte di mio figlio Nello Rastelli avvenuta 24 anni fa – dice Ida Mastrogirolamo, 78 anni – e grazie al conforto di alcune persone, faccio di tutto per tenere viva la nostra parrocchia di San Biagio. Lo faccio sia come volontaria dell’Ado sia come praticante di questa chiesa e non mi costa fatica; anzi, mi dà tanta voglia di fare per gli altri e mi aiuta a superare il dolore della perdita di un figlio». «Finché riuscirò ad avere la patente di guida – aggiunge Piera Guerrini, 83 anni – assieme a Ida terremo aperta la chiesa il più possibile e lo faccio perché credo nei valori della Chiesa cattolica. Valori che ti insegnano a comportarti bene verso gli altri. Vede, alla nostra età non riusciamo a tagliare l’erba attorno alla chiesa e abbiamo il tosaerba, ma non c’è più chi ci dava una mano perché si è trasferito. Ecco: quanto sarebbe bello se un sanbiagese prendesse il suo posto!».

«Ho iniziato ad occuparmi della Celletta con don Giancarlo Galeati – spiega Gabriella Canola, 70 anni – e sono andata avanti anche perché con don Gino, che si occupò di questo santuario, c’era un rapporto famigliare. Don Alvaro mi disse: “Conto su di te” e allora da cosa nasce cosa. Sto continuando, sperando di non essere l’ultima perché la Celletta è nel cuore degli argentani ed è molto frequentata dai passanti: è un vero peccato che non si celebrino le messe tranne in certe ricorrenze». E infatti, martedì 19 marzo 2024, precisamente alle ore 18, è una di queste e non solo perché rappresenta un momento storico: 400 anni fa ci fu un terribile terremoto. Documentazioni raccontano che il Santuario della Celletta è una testimonianza di quel tragico momento storico: venne eretta infatti negli anni immediatamente successivi come ringraziamento alla Madonna, a cui attribuirono la protezione durante il sisma.

«La mia disponibilità per San Giacomo parte in profondità, da bambina – chiarisce Adele Cassani, 77 anni, con a fianco la sorella Augusta –. Sono cresciuta qui dove mi hanno insegnato tutto e ora cerco di metterlo in pratica in questa chiesa di periferia. Qui ho fatto i sacramenti, si è sposata mia figlia e quando entro è come se fosse casa mia. Se sono triste mi fa continuare ad andare avanti sia con le gioie che con i dolori e purtroppo la stanno abbandonando».

Come detto, la domenica nella piccola chiesa di Campotto, nonostante le difficoltà, Diana Baldi, 73 anni, con la figlia Marzia e l’aiuto di Neria Cattani sta preparando tutto ciò che serve per la celebrazione. «Perché lo faccio? Perché così sto bene e mi sento in pace con tutti».

Un grazie Ecco, queste sono solamente cinque persone che rappresentano un esempio dell’impegno di tanti altri laici, attivi in analoghe situazioni, che meritano davvero riconoscenza o almeno un sentito grazie.