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L’Alto Adriatico sarà sott’acqua nel 2100: a rischio anche i Lidi di Comacchio

Stefania Andreotti
L’Alto Adriatico sarà sott’acqua nel 2100: a rischio anche i Lidi di Comacchio

I report Unife dalla conferenza del clima di Dubai: occorre arretrare gli abitati

21 marzo 2024
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Ferrara Da Dubai a Ferrara, la missione Unife che a fine 2023 ha partecipato alla Cop28, la conferenza Onu sul clima, ha riportato notizie non proprio incoraggianti, dai cambiamenti climatici irreversibili al progressivo innalzamento dei mari, compreso il nostro Adriatico. Una speranza però c’è, se si fa spazio alla ricerca accademica. Ad organizzare la giornata informativa sono stati il Laboratorio di Storia e comunicazione della Scienza di Unife, Agenda 17, e il Centro per la cooperazione allo sviluppo internazionale.

Francesco Nicolli, docente del Dipartimento di Economia e Management, è uno dei partecipanti alla missione con Asia Guerreschi ricercatrice dello stesso dipartimento, Paolo Ciavola di Fisica e Scienze della Terra e Carmela Vaccaro di Scienze dell’Ambiente. «Stati Uniti, Europa e Cina producono oltre il 60% delle emissioni inquinanti del pianeta, alla conferenza si è quindi deciso di istituire il Loss and damage fund, perché a pagare le compensazioni non siano i paesi in via di sviluppo, che maggiormente risentono dei cambiamenti climatici, ma soprattutto chi inquina. Questo servirà a sviluppare progetti nei territori più colpiti, dove ci si è anche impegnati a trasferire tecnologie green, per mitigare l’impatto ambientale».

Azioni che paiono urgenti quando Ciavola riporta le previsioni sulle coste adriatiche: secondo la Nasa e l’Onu, l’Alto Adriatico nel 2100 potrebbe registrare un aumento del livello medio del mare di 0,77 metri, che verrebbe amplificato in caso di vento e mareggiate. «Anche i Lidi Comacchiesi sono direttamente interessati dal fenomeno, come dimostrano le mappe della Direttiva alluvioni e vari progetti di ricerca europei a cui abbiamo collaborato. Nel breve è già necessario iniziare a riprogettare il territorio, immaginando di arretrare gli insediamenti e costruire infrastrutture resilienti, perché l’avanzata dell’acqua sarà inarrestabile. In alcune regioni già i piani di ordinamento del litorale prevedono di smontare tutti gli stabilimenti balneari alla fine di ogni stagione. Occorre ricostruire la cosiddetta prima linea di difesa, le dune». Vaccaro porta una luce di speranza con il progetto che Unife sta conducendo in Sardegna per l’estrazione di metalli preziosi dai rifiuti, utilizzando metodi fisici e non chimici: potrebbe garantire il recupero di intere aree oggi destinate a discarica, nell’ottica di quella economia circolare che sola ci può garantire il futuro, come conclude Guerreschi.

Ora Unife pensa ad una presenza ancora più forte alla Cop29.