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Il processo

Vigarano Mainarda, chiesti sei anni per Paron per corruzione

Daniele Oppo
Vigarano Mainarda, chiesti sei anni per Paron per corruzione

L’accusa è di aver preso una tangente per favorire la società Ca Bianchina

22 marzo 2024
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Vigarano Mainarda Sei anni di reclusione: è la pena che il pm Alberto Savino ha chiesto per l’ex sindaca di Vigarano e presidente della Provincia di Ferrara, Barbara Paron, accusata di corruzione, difesa dall’avvocato Denis Lovison.

Nel maggio del 2016, avrebbe ricevuto una tangente di 5mila euro dall’imprenditore Parid Cara affinché bloccasse il Comune nelle pretese economiche basate su una convenzione del 2010 stipulata tra il municipio e la società Ca Bianchina per l’impianto di biogas e che prevedeva oneri di compensazione ambientale, nonché per il ripristino di via Frattina. In circa due ore di requisitoria, il pm si è concentrato sulla validità della convenzione e sul fatto che Paron si fosse impegnata per favorire Cara in virtù di un rapporto di amicizia, simboleggiato anche dalla dazione di quei cinquemila euro. La prova di questa tangente è una: la testimonianza oculare di Daniele Cesari, ex compagno di Paron che poi andò dalla Guardia di finanza affinché accertasse che quei soldi fossero davvero finiti nella casse del Partito democratico, come la stessa Paron gli aveva detto rispondendo a un messaggio sul punto. Di sicuro quei soldi, in quell’anno, non finirono nelle casse del Pd. Sulla credibilità di Cesari si gioca una grossa fetta del processo: su di lui pende infatti una condanna per stalking nei confronti della ex sindaca e il pm ha osservato che «non c’è dubbio che abbia una spinta di rivalsa sulla Paron», nondimeno, lo stesso pm ha sostenuto con decisione che «non è un calunniatore».

Paron, secondo l’accusa, si sarebbe mossa non solo affinché Ca Bianchina non pagasse il ripristino della strada, ma anche per favorirla in via esclusiva, facendo pagare al Comune l’installazione di un semaforo tra via Cento e via Frattina, utile solo ai camion della società.

La richiesta di condanna contiene anche pene accessorie: interdizione perpetua dai pubblici uffici, sequestro anche per equivalente di cinquemila euro e pagamento della stessa cifra a beneficio del Comune di Vigarano, incapacità di trattare con la Pubblica amministrazione.

Chiesta l’assoluzione per la seconda imputata, Lorenza Benati (avvocati Simone Bianchi ed Enrico Ferri), moglie di Cara, che avrebbe redatto la seconda prova della corruzione: un foglio con scritto a mano “Dolce x Paron x € 5…trovare una soluzione… no speculazione elettorale”. Nel processo sono emersi dubbi forti su questa interpretazione e una dipendente della società ha affermato di aver compilato lei quel quaderno, datato 2011 e non 2016. Per lei (e per l’imprenditore), la procura ha chiesto gli atti. La sentenza è prevista per il 23 maggio.