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L’appello

Goro, «ultima chiamata» per Willy Branchi

Daniele Oppo
Goro, «ultima chiamata» per Willy Branchi

Il fratello di Vilfrido Branchi ha posizionato delle cassette postali in quattro località: «Meritiamo di sapere cos’è successo, è un appello che faccio per dire la verità»

26 marzo 2024
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Goro «Questa è l’ultima chiamata». L’avvocato Simone Bianchi è netto: chi sa qualcosa dell’omicidio di Willy Branchi, deve farsi avanti adesso. Adesso che sono passati più di 35 anni dal quel 29 settembre del 1988, quando Vilfrido “Willy” Branchi, venne trucidato da mani rimaste finora ignote. Adesso che sono passati 10 anni dalla riapertura delle indagini da parte di carabinieri, coordinati prima dal pm Giuseppe Tittaferrante e poi dal collega Andrea Maggioni.

Adesso che, come dissero i carabinieri in una inusuale nota stampa lo scorso mese di novembre, manca un tassello per arrivare, si spera, alla verità. Per trovarlo, anzi, per consegnarlo agli inquirenti, ci sono quattro cassette postali, con sopra appiccicata la foto del volto di Willy, in quattro località di verse: una a Goro, nel piazzale Leo Scarpa, il parcheggio in fondo a via del Mercato Nuovo; una seconda a Oca Marina (Taglio di Po), in piazza San Rocco, di fronte alla chiesa; una terza a Lido di Volano, all’ingresso della pineta che collega con Lido delle Nazioni; e l’ultima a Lido delle Nazioni, nella pineta in fondo a viale del Lago. In quelle cassette postali, chi ha informazioni utili potrà darle rimanendo anonimo, come anonimo è stato il mittente della lettera che nel 2015 venne inviata a Luca Branchi, fratello di Willy, con l’indicazione del possibile autore dell’efferato omicidio, già “in mano” ai carabinieri che al tempo indagavano, e che l’anno scorso è stata ripresa in considerazione dagli inquirenti, che hanno trovato alcuni riscontri importanti, ma che ancora hanno bisogno di quel famoso tassello mancante.

A mettere le cassette è stato proprio Luca Branchi: «Io e la mia famiglia meritiamo di sapere cosa è successo a mio fratello, anche la comunità di Goro starebbe meglio. Spero che quella persona che mi inviò la lettera si faccia avanti e che chiunque ha informazioni utili ci faccia capire bene cosa è successo. È un appello che faccio a Goro: qui si può dire la verità».

«Chiediamo aiuto alla comunità – aggiunge l’avvocato Bianchi, che da anni assiste la famiglia -: chi ha informazioni, mantenendo l’anonimato, può contribuire a mettere fine a questa drammatica vicenda, al dolore che Luca si porta dietro, e a rompere il muro di omertà contro il quale ci siamo spesso imbattuti». «Le cassette sono posizionate in punti strategici – spiega Davide Tuzzi, investigatore privato il cui lavoro ha contribuito alla riapertura delle indagini -. Sono punti nei quali, da fonti confidenziali, sappiamo che ci potrebbero essere persone disponibili a dare informazioni».

Sarebbe ora: per Willy, per Luca, per la povera signora Bice, morta un anno fa senza sapere chi e perché ha ucciso suo figlio. Per Goro e la sua dignità.