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A Ferrara tra agricoltura e futuro: «Innovare significa anche cambiare comunicazione»

Stefania Andreotti
A Ferrara tra agricoltura e futuro: «Innovare significa anche cambiare comunicazione»

“Agrifuturo. Agricoltura intelligente: coltivare futuro” organizzata dal gruppo editoriale Sae: la mattinata

04 aprile 2024
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Ferrara «Innovare in agricoltura, significa anche cambiare comunicazione», l’affermazione di Silvia Salvi, imprenditrice agricola e vicepresidente dell’Associazione Donne Ortofrutta, in chiusura dei lavori, contiene il senso dell’iniziativa “Agrifuturo. Agricoltura intelligente: coltivare futuro” organizzata dal gruppo editoriale Sae, di cui La Nuova Ferrara fa parte, assieme a Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio, Il Tirreno e La Nuova Sardegna. Una mattinata, quella di oggi (4 aprile) al Ridotto del Teatro Comunale che ha visto confrontarsi le massime cariche italiane del settore, dall’ambito territoriale a quello europeo. «Sulle nostre campagne si addensano nubi – ha detto Paolo De Castro europarlamentare e vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale – non solo per via del clima, ma anche di difficile congiuntura economica, nuovi impegni di natura ambientale ed entrata in vigore della Pac a inizio 2023. Siamo alla fine di una legislatura di cui nessuno si è accorto, perché il commissario Janusz Wojciechowski non ha saputo bilanciare la pressione delle istanze ambientaliste e le richieste degli agricoltori. Se da un lato non si può tornare agli anni ’80 e serve ridurre l’utilizzo di principi attivi, dall’altro, se questi vengono tolti, dobbiamo dare agli agricoltori strumenti di difesa sostitutivi. Sennò rischiamo di non poter far fronte alle malattie e dover estirpare, ricorrendo poi all’importazione da altri paesi dove non c’è reciprocità, quindi quello che qui è proibito perché nocivo per la salute e l’ambiente, altrove è consentito e non abbiamo più garanzia di quello che mangiamo. In questo senso è necessario che gli agricoltori cambino la loro narrazione, per comunicare l’eccellenza del loro operato, ma anche la necessità del loro presidio ambientale». «Ci danno degli inquinatori e avvelenatori – riferisce Salvi - ma abbiamo bisogno degli agrofarmaci. Sappiamo che dobbiamo ridurli, anche per i costi che comportano, ma chiediamo misure compensative». «Noi accettiamo la sfida del Green Deal (pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l'UE sulla strada di una transizione verde, ndr) – conferma Cristiano Fini, presidente nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori – ma rimandiamo all’Europa la richiesta di scelte che non siano più emergenziali, ma strutturali, contributi economici e investimenti sulla ricerca». «In Europa siamo all’avanguardia per le misure ambientali – aggiunge Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti – ma se vogliamo che la nostra agricoltura sopravviva, abbiamo bisogno di essere salvaguardati dalla concorrenza sleale. A fronte delle giuste richieste di adeguamento ecologico, ci deve essere garantito un equo guadagno. Inoltre, l’Europa deve differenziare gli interventi da Nord a Sud, perché abbiamo caratteristiche molto diverse».