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Infanzia violata

Ferrara, 47enne a processo per video pedopornografici su Google Drive. E su Telegram si scambiavano il materiale

Ferrara, 47enne a processo per video pedopornografici su Google Drive. E su Telegram si scambiavano il materiale

L'accusa è detenzione e diffusione di video ritraenti abusi su minori

05 aprile 2024
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Ferrara Ventidue video in una cartella di Google Drive. Altri otto in due cartelle all’interno di un telefonino, collegate a un account Telegram, una di video scaricati da una chat, l’altra di video inoltrati in un’altra chat, probabilmente a un utente di una conversazione di gruppo.

I video sono i peggiori di cui si possa parlare: rapporti sessuali tra bambini e adulti. Bambini molto piccoli, come specificato ieri dall’ispettore della Polizia postale chiamato a deporre nel processo a carico di un uomo di 47 anni, residente a Ferrara.

A lui gli inquirenti sono arrivati grazie a una segnalazione proveniente dagli stati uniti, che indicavano la presenza dei 22 video sulla cartella online di Google Drive (nella “nuvola). Da qui è nata la perquisizione nell’abitazione dell’imputato (assistito d’ufficio dall’avvocata Barbara Renzullo di Bologna), dove vive con i genitori, e dove gli sono stati sequestrati due telefonini: uno smartphone e un mini-telefono.

Lo smartphone, da quanto emerso ieri, era collegato allo stesso account Google della cartella Drive contenente i video e la sim card in esso inserita era quella del numero di telefono collegato allo stesso account Google per l’autenticazione degli accessi.

L’account Telegram era invece collegato a un secondo numero di telefono, quello della sim inserita nel mini-telefonino. Tra i file dell’applicazione di messaggistica gli investigatori hanno trovato altro materiale: gli 8 video salvati in due cartelle, denominate “Tha” e “67968”. La prima è una cartella con il materiale scaricato, la seconda è una cartella che contiene materiale inoltrato. Proprio il nome di quest’ultima corrisponde al nickname usato da uno dei membri di una chat di gruppo alla quale partecipava l’imputato e nella quale venivano richiesti e condivisi foto e video pedopornografici.

La difesa ha indicato la presenza di un terzo dispositivo informatico (verosimilmente un computer portatile) che risultava avere una sessione attiva in uno dei due account, ventilando così il dubbio che possa essere stato un terzo soggetto a usarlo abusivamente. Ma è stato anche spiegato che, in ogni caso, il materiale era stato fisicamente scaricato nella memoria dello smartphone in uso al solo imputato.

La prossima udienza è in programma il 14 novembre.

D.O.

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