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Il caso

«Mi hanno rubato l’identità, il Comune di Mesola se la cava con poco»

«Mi hanno rubato l’identità, il Comune di Mesola se la cava con poco»

Vittima di una maxi truffa, ha visto sparire 19mila euro dal suo conto corrente postale. Il sindaco Padovani: anche noi parte offesa, richieste infondate

05 aprile 2024
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Mesola Nel 2019 Mirna Massarenti, residente a Mesola, insieme ad altri 1.600 italiani vittime di una maxi truffa che ha visto coinvolti anche diversi Comuni e uffici postali, ha subito il furto di identità, vedendosi prosciugato, in men che non si dica, il conto corrente postale. A distanza di cinque anni ha mandato una mail a tutti i consiglieri comunali, per accendere i riflettori su quella che reputa un’ingiustizia subita dal Comune di Mesola, il quale, a ristoro del danno subito, ha proposto di riconoscerle mille euro.

I fatti Tutto parte il 2 novembre 2019, quando la donna, operaia stagionale nello stabilimento Conserve Italia di Pomposa, viene invitata dai carabinieri del suo paese a sporgere denuncia verso ignoti, dopo che una maxi inchiesta aveva portato alla luce una serie di truffe ai danni di pubbliche amministrazioni e di cittadini ignari. «I malviventi, fingendosi carabinieri, attraverso una richiesta mandata via Pec all’Ufficio anagrafe – spiega Mirna Massarenti -, avevano richiesto tutti i miei dati giustificando la richiesta con indagini in corso. Questo è emerso dalle verifiche compiute dal mio legale di fiducia. Da quel momento è cominciato il mio calvario, perché con la carta d’identità clonata mi sono vista sottrarre tutti i miei risparmi depositati all’ufficio postale. Per me era un periodo molto difficile, mi stavo separando e senza soldi ho dovuto tornare a vivere con i miei genitori. Mi sono ammalata per il grave stress e i disagi patiti, mentre in 5 anni ho dovuto spendere, 19mila euro di spese legali».

Il percorso La donna intende far emergere la sua disavventura, per informare i suoi compaesani, mettendo tutti in guardia, perché nel tranello non possano cadere altre vittime inconsapevoli. La mail inviata ai consiglieri comunali vuole essere un monito, dopo che la procedura di mediazione è caduta nel vuoto, perché «ritengo doveroso mettere a conoscenza del consiglio comunale questa vicenda, che ha provocato molta sofferenza nella sottoscritta, vistasi privare, oltre che delle sue sostanze economiche, anche della propria identità». Interpellato sulla vicenda, il sindaco Gianni Michele Padovani, spiega nel dettaglio le ragioni dell’amministrazione mesolana, precisando che «in capo al Comune e ai suoi dipendenti, come già reso noto alla signora e al suo legale, non vi sono profili di responsabilità. Il Comune è, anzi, persona offesa ed ebbe a sporgere querela contro ignoti già in data 14/1/2020. La signora non poteva rendere noto quanto offerto dal Comune in sede di mediazione – dichiara il sindaco Padovani- (come noto, le parti sono tenute al rispetto dell’obbligo di riservatezza sulle dichiarazioni rese durante il procedimento di mediazione). La signora ha riferito, tramite il suo legale, di aver ricevuto l’integrale risarcimento del danno patrimoniale subito e, ora, pretende dal Comune il risarcimento di un danno morale in maniera del tutto infondata, non ravvisandosi alcun profilo di responsabilità in capo al Comune, che anzi è parte offesa». «Il Comune sarebbe passibile di danno erariale se accedesse alle richieste infondate della signora Massarenti, – chiude Padovani -, la quale, se ritiene, può rivolgersi all’autorità giudiziaria».

Katia Romagnoli

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