La Nuova Ferrara

Ferrara

In tribunale

Frode da 2 milioni a Poste Italiane, imputato un ferrarese

Daniele Oppo
Frode da 2 milioni a Poste Italiane, imputato un ferrarese

A Rovigo imputato un ferrarese in una truffa con falsi crediti del bonus facciate

10 aprile 2024
2 MINUTI DI LETTURA





Ferrara C’è anche un ferrarese di 46 anni tra le nove persone per le quali la Procura di Rovigo ha chiesto il rinvio a giudizio per una maxi frode da oltre 2 milioni di euro ai danni di Poste Italiane, realizzata sui crediti d’imposta legati principalmente al "bonus facciate". Gli altri imputati sono residenti rispettivamente a Lusia, Lendinara, Rovigo, Polesella e in Svizzera. Secondo la procura rodigina avrebbero, a vario titolo, compiuto tentativi per ricevere indebitamente erogazioni pubbliche, false attestazioni a ente pubblico, truffe aggravate ai danni di un ente pubblico, autoriciclaggio e riciclaggio. Coinvolta anche una società a responsabilità limitata, per illecito amministrativo dipendente dai reati di riciclaggio e autoriciclaggio. Sono stati posti sotto sequestro beni per quasi 755mila euro e crediti acquistati da Poste Italiane per 2.895.581 euro. Nella sostanza, analizzando le banche dati relative ai crediti e ai lavori edilizi, la Guardia di finanza di Rovigo e la procura rodigina hanno rilevato l’esistenza di crediti edilizi collegati a lavori mai realizzati. Una conferma è arrivata dalle testimonianze dei proprietari dei rispettivi immobili, che hanno affermato di non aver mai effettuato opere di riqualificazione e di non conoscere né gli indagati né le società usate da questi per simulare i lavori sui quali erano basate le richieste dei bonus. Sono venute fuori firme e attestazioni false, anche nei confronti di professionisti ingannati per accedere alle pratiche dei bonus. Bonus poi monetizzati materialmente con Poste Italiane, che tratta inganno ha approvato l’acquisto dei crediti per un valore pari a 2.186.618 euro (l’83% del valore nominale) erogando quattro bonifici da 1.196.139 euro, 115.494 euro, 434.081 euro e 440.904 euro a favore di tre conti correnti accesi presso la filiale di Poste Italiane di Rovigo intestati a tre imprese, cessionarie dei crediti. Da questi tre conti, poi, i soldi venivano trasferiti su uno solo di essi e poi ancora a un’ultima società che fungeva da "lavatrice": trattenendo una quota dell’8-10% restituiva soldi in contanti (quasi 171mila euro dei quali trovati e sequestrati a casa di uno degli indagati, nascosti in sacchetti e scatole).