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Ferrara, in un anno 142 aggressioni a medici e infermieri. Il piano di Ausl e Sant'Anna per correre ai ripari

Stefania Andreotti
Ferrara, in un anno 142 aggressioni a medici e infermieri. Il piano di Ausl e Sant'Anna per correre ai ripari

Più agenti, luci e videocitofoni contro le aggressioni in corsia, servizi psichiatrici e pronto soccorso i più colpiti

11 aprile 2024
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Ferrara Nella giornata della mobilitazione nazionale per la sicurezza sul lavoro, da Ferrara arriva un esempio positivo.

«Il Piano interaziendale di prevenzione della violenza a danno degli operatori sanitari è il primo in regione e Ferrara è una buona pratica di riferimento per tutta l’Emilia – Romagna», si è complimentato l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini ieri alla conferenza stampa in Prefettura per presentare l’innovativo protocollo che nasce dalla volontà dell’Ausl e dell’azienda ospedaliero – universitaria di Ferrara.

Quello delle aggressioni verbali e fisiche ai danni del personale sanitario sui luoghi di lavoro è un fenomeno che ha iniziato a manifestarsi prima del Covid, che lo ha temporaneamente ridimensionato, per tornare con forza dallo scorso anno, quando in Emilia – Romagna sono stati rilevati 2.400 casi, 142 dei quali a Ferrara.

«Pur non presentando il dato peggiore della regione, la vostra città ha voluto dotarsi di un piano completo e raffinato per prevenire e gestire situazioni critiche che coinvolgono per il 90% personale infermieristico e per il 10% medico, in prevalenza femminile», ha sottolineato Donini.

Il lavoro di analisi dell’Osservatorio sulla sicurezza degli esercenti professioni sanitarie e sociosanitarie, come ha riportato Monica Calamai, direttrice generale dell’Ausl, ha rilevato statistiche significative.

Chi subisce aggressioni in Italia è per il 64% donna, tra i 30 e 39 anni o tra i 50 e i 59. Le aggressioni avvengono per il 69% ad opera di degenti e per il 28% di parenti o caregiver, in giorni feriali, la mattina o il pomeriggio, quando si concentrano le visite. Le aggressioni sono per il 69% di tipo verbale, per il 26% di tipo fisico e il restante contro la proprietà. I luoghi in cui avvengono più frequentemente le aggressioni negli ospedali sono i Pronto Soccorso, le aree di degenza e i Servizi psichiatrici diagnosi e cura. Nei territori i casi si concentrano nei Servizi Psichiatrici. Le medie nazionali rispecchiano quelle di Ferrara, dove si evidenzia una prevalenza di situazioni critiche nelle Ausl (86), rispetto a quelle in ospedale (56).

Il comportamento aggressivo è determinato prevalentemente da problemi di salute a carico proprio o di un proprio caro, disturbi psichiatrici, abuso di sostanze, lunghe attese, carenza di personale, ma anche scarsa illuminazione e mancata regolamentazione degli accessi.

«Una prima azione – ha spiegato il prefetto Massimo Marchesiello – è stata quella di raddoppiare la presenza di forze dell’ordine in servizio all’ospedale e di spostare la loro postazione accanto al Pronto Soccorso, dove si verificano più frequentemente i problemi».

«Il documento, redatto da una pluralità di soggetti e competenze delle aziende sanitarie, propone diverse azioni, alcune già in essere, altre da attuare – ha illustrato Calamai - come vigilanza per le 24 ore, presenza diurna del volontariato a supporto dell’orientamento degli utenti, videocitofoni con possibilità di apertura della porta d’accesso dall'interno dell’ambulatorio, potenziamento dell’illuminazione dell’area di accesso alle strutture, miglioramento dei sistemi informativi per il pubblico, interventi strutturali e di riposizionamento degli arredi per garantire vie di fuga del personale in caso di aggressione».

Oltre a questo, il personale avrà a disposizione supporto psicologico specializzato e parteciperà a momenti di formazione per la gestione del rischio e la segnalazione di violenze, che serviranno ad aggiornare la mappatura per contribuire alla prevenzione di un fenomeno sempre più in espansione a livello mondiale.

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