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Ferrara, la “seconda vita” di villa Melchiori: il restauro 120 anni dopo

Silvia Giatti
Ferrara, la “seconda vita” di villa Melchiori: il restauro 120 anni dopo

La storia racchiusa in un lavoro di Scardino che sarà presentato l’8 maggio

12 aprile 2024
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Ferrara «L’ingegner Contini ha potuto adornare di un edificio vaghissimo quest’ultimo tratto di viale Cavour che di un edificio vago aveva tanto bisogno». È il passaggio di un articolo che fu pubblicato dalla "Gazzetta di Ferrara" qualche giorno dopo l’inaugurazione di Villa Melchiori (era il 30 luglio 1904, ndr) a firma di colui che allora oltre a essere giornalista pubblicista, era anche il direttore della Pinacoteca locale, Augusto Droghetti. Lo sostiene lo storico dell’arte moderna Lucio Scardino che l’8 maggio, alle 17, nella sala Agnelli della Biblioteca Ariostea presenterà un nuovo lavoro, pubblicato da Modulistica Forlivese, dedicato proprio alla storia di Villa Melchiori. Perché 120 anni dopo l’inaugurazione della storica villa di viale Cavour 184, e un restauro conservativo partito nel 2021, il 30 di luglio la villa verrà nuovamente inaugurata con un’iniziativa programmata dai due proprietari: l’erede del fondatore, Ferdinando Melchiori, la bis nipote Francesca, che possiede il piano rialzato della villa e Maria Magdalena Makedon che, dopo averla acquistata da un’altra bis nipote di Ferdinando, Anna Moretti, è la nuova proprietaria del primo piano. Entrambi i proprietari torneranno così a godere pienamente della villa.

Le pubblicazioni

Scardino alla presentazione del nuovo lavoro, dopo essersi occupato di una monografia sull’ingegnere e urbanista Ciro Contini, sarà affiancato dal responsabile del restauro, l’architetto Marcello Bosi, marito della proprietaria, e dal collaboratore del restauro Marcello Carrà. Su Villa Melchiori, tuttavia, a ridosso della inaugurazione di luglio, inoltre, sarà pubblicato un altro volume di spessore architettonico su quanto fatto durante il restauro conservativo di uno edificio caro ai ferraresi. La storia Villa Melchiori, come detto, fu inaugurata nel 1904. Il progettista è un ingegnere, ebreo, ferrarese Ciro Contini. A commissionare la progettazione di questa villa fu Ferdinando Melchiori, il floricoltore più importante, per allora, della città. La villa doveva essere bella, molto bella. Perché doveva servire da attrazione per i clienti che venivano ad acquistare i fiori. Nel retro della casa infatti Melchori costruì tutte le serre dove lui con la sua famiglia e suoi lavoratori coltivavano i fuori. A Contini Melchiori ci arriva perché il suo primo negozio di fiori si trova sotto i portici del Duomo, ad un passo dall’emporio di chincaglierie artistiche del padre del progettista, Beniamino Contini, racconta nel suo volume Scardino il quale riporta anche altri articoli di giornale pubblicati allora, dopo l’apertura della casa che al primo piano aveva lo show room dei fiori. Lo stile pensato da Contini infatti non piaceva a tutti. E lo riporta in un altro articolo il ventenne Nino Barbatini, poi diventato il direttore della Casa museo Ca’ Pesaro di Venezia. «Per quanto lo stile floreale non sollevi tutti all’entusiasmo - scrive Barbatini - anzi abbia non pochi avversari, tuttavia la maggioranza di coloro che visitano il villino deve riconoscere che l’esplicazione di una tale maniera stilistica non poteva essere meglio appropriata che alla casa di un floricoltore».

Gli stucchi

Le decorazioni, realizzate in cemento modellante, sono stati curati da quello che allora fu uno degli artisti più in voga nel campo, ovvero Arrigo Minerbi. Rose, ibiscus, ma il fiore più ricorrente, anche nella cancellata dell’entrata, realizzata da augusto De Paoli, è il girasole. L’errore. Villa Melchiori o Melchiorri? L’errore del cognome scritto con due erre partì dal decoratore manuale Giuseppe Pedroni che all’ingresso della villa scrisse, sbagliando, "Melchiorri" e per questo la villa oggi da tanti è anche detta "Villa Melchiorri".