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Sempre più ore di “cassa”: nel Ferrarese l’anno si apre con +132%

Alessandra Mura
Sempre più ore di “cassa”: nel Ferrarese l’anno si apre con +132%

I dati Cgil: l’andamento conferma uno scenario molto critico

12 aprile 2024
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Ferrara Nel Ferrarese la cassa integrazione galoppa e ha preso una lunga rincorsa. Se nei primi due mesi del 2024 - secondo i dati elaborati dalla Cgil dell’Emilia Romagna - il comparto manifatturiero (escluso l’artigianato) ha registrato un aumento del 132% di ore autorizzate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i segnali di difficoltà risultavano evidenti anche durante tutto il 2023: «La crisi non è certo esplosa improvvisamente - sottolinea Veronica Tagliati, segretaria generale della Cgil di Ferrara - ma i numeri non fanno che confermare l’andamento problematico dell’ultimo anno».

Balzo in avanti

Nello specifico, nei mesi di gennaio e febbraio del 2023 le ore di cassa autorizzate (per operai e impiegati) erano state 264.522, contro le 613.631 già "consumate" nel primo bimestre di quest’anno con un balzo in avanti appunto del 132% contro una media regionale di +101,6%; a questo si affianca un altro elemento di allarme: se nel 2023 gli ammortizzatori avevano riguardato esclusivamente la cassa integrazione ordinaria, il 2024 registra una quota consistente di ore (150.838) di straordinaria, a fronte di 462.793 ore di Cigo. Se si guarda ancora più indietro, il confronto è ancora più significativo. Dopo l’anno nero del 2021, che ha accusato l’impatto più forte dell’onda lunga Covid con un milione e 236.884 ore di cassa totali nei soli primi due mesi, nel 2022 si era scesi nello stesso lasso di tempo a 185.818 ore, per poi risalire alle 264.522 dell’anno scorso e alle 613.631 attuali, delineando una notevole progressione. Andamento che ritroviamo naturalmente nelle aziende e nei lavoratori coinvolti dall’applicazione degli ammortizzatori sociali. Sempre nel bimestre di riferimento nel 2022 in tutto il Ferrarese erano state coinvolte 59 aziende, diventate 60 nel 2023 e salite a 77 quest’anno (+128%); per quel che riguarda i lavoratori, si passa dai 239 del 2022 ai 340 del 2023 ai 459 di quest’anno (+135%). Una spinta al ricorso alla cassa integrazione che, come si diceva, parte da lontano: durante l’intero 2022 erano stati coinvolte 282 aziende e 1.481 lavoratori; l’anno successivo il dato era più che raddoppiato arrivando a 449 aziende (+128%) e 2.734 lavoratori (+135%).

Le aziende

L’elenco delle principali aziende industriali meccaniche che attualmente stanno facendo ricorso agli ammortizzatori sociali include importantissime realtà coinvolgendo 2.680 lavoratori, a cui si aggiungono le aziende artigiane e della piccola media industria: cassa ordinaria alla Vm Stellantis di Cento, in attesa del tavolo regionale da cui dovrebbero uscire informazioni relative alla ipotetica vendita; la Berco di Copparo è in contratto di solidarietà fino al 30 settembre; la Zf di Ostellato è in contratto di solidarietà per dodici mesi, fino all’aprile del 2025; la Feroli è in attesa di raggiungere un accordo in Regione per la Cigs; la Fira di Dosso utilizza 12 mesi di Cigs per crisi aziendale, sempre a Dosso la Tecopress, dopo il rientro a inizio febbraio dei 72 licenziamenti annunciati, è entrata in Cigs per un anno; la Poppi di Dosso e la For di Poggio Renatico stanno faendo ricorso entrambe alla Cigo, la Evomek di Lagosanto applicherà il contratto di solidarietà fino a fine giugno, cassa straordinaria per la Fox Bompani di Ostellato.

Il futuro

«A questo già allarmante quadro di sofferenza di tenuta del sistema produttivo ferrarese, che progressivamente si aggrava e che riguarda il 2023 e i primi mesi del 2024 - conclude Veronica Tagliati - vanno aggiunte quelle aziende che hanno attività ridotta per calo di lavoro/commesse che sino a oggi l’hanno affrontata con recupero della flessibilità e le ferie arretrate: penso al comparto moda e a parte del settore chimico, con ancora nodi aperti rispetto la prospettiva industriale futura, a partire dal petrolchimico».