A Ferrara meno turisti del 2019, Comacchio vola
La città paga sul fronte stranieri, crescono i pernottamenti
Ferrara La città d’arte non è ancora riuscita a tornare sui livelli turistici pre-pandemia, mentre Comacchio li ha ampiamente superati. E il confronto con gli altri capoluoghi regionali che puntano sul turismo artistico, quasi tutti in positivo, fa riflettere quantomeno sulla scelta di agganciare la promozione di Castello e Schifanoia a quella della Costa romagnola, invece che a Bologna e alle città d’arte della Via Emilia. Il dibattito su questi temi, da sempre divisivi, è riaperto dal dossier del centro studi Ires, che mette a confronto i principali centri turistici dell’Emilia Romagna dal lato della domanda, dove se non altro si registra un aumento della permanenza media dei turisti in città, e apre un focus anche sull’offerta di posti letto: anche qui Ferrara è tra i pochi segni meno. Arrivi e presenze I numeri di Ferrara e Comacchio sono appunto divergenti. Il capoluogo l’anno scorso rispetto al 2019 ha portato 24.523 arrivi turistici in meno, pari al 9,6%, mentre il dato delle presenze è meno negativo: -18.742 (-3,9%), il che significa appunto che sono giunti meno visitatori ma con un periodo di permanenza un po’ più lungo, e questo era uno degli obiettivi della programmazione. Da segnalare che questi sono i dati corretti negli ultimi giorni da Istat, e sono leggermente diversi da quelli contenuti nel report diffuso ieri. Nello stesso periodo Bologna ha fatto registrare +5,8% negli arrivi e 10,4 nelle presenze, pure Modena e Parma hanno fatto molto bene, mentre Ravenna ha tenuto nonostante l’alluvione; in altalena Piacenza e Forlì, male soprattutto Rimini e Reggio Emilia (-25,4 e -18,7, quest’ultima). Comacchio invece ha fatto meglio di quasi tutti i competitor marittimi, con 16.252 arrivi in più rispetto al pre-Covid (+5,8%) e una crescita di 80.311 presenze (+4%). Meglio è andata, di fatto, la sola Cesenatico, a testimonianza di quanti problemi abbia creato alla Costa romagnola il bando, di fatto, al turismo russo, oltre che i problemi Per quanto riguarda la disponibilità dei posti letto, Ires ha messo a confronto solo i capoluoghi di provincia: Ferrara mostra le flessione più accentuata dopo quella di Ravenna, con -3,3% pari a 124 letti. In quest’ambito sono però cresciuti gli alloggi tipo airbnb, definiti "alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale", che hanno fatto registrare aumenti in doppia o addirittura tripla cifra ovunque, con Ferrara che si è assestata sul 59,9% di crescita, pari a 478 posti letto incrementali.
L’analisi
Andando in profondità su Ferrara, sempre con i dati corretti, si può notare come il calo generalizzato sia imputabile in gran parte agli stranieri, che hanno fatto registrare un -22,9% rispetto al 2019 per quanto riguarda gli arrivi, che si riduce a -13 sul piano delle presenze. Nello stesso periodo gli arrivi italiani sono calati del 3,5%, mentre le presenze aumentano dello 0,5%. La media totale dei pernottamenti sale a 2 giorni, con gli stranieri naturalmente a trattenersi di più. «Si può senz’altro dire - è l’analisi di Giuliano Guietti, ferrarese e presidente Ires - che c’è una tendenza forte all’aumento del turismo nelle grandi città, come Bologna e Modena, mentre Ferrara non è allineata. La visita ai luoghi storici e ai monumenti è sicuramente un trend, ma altrettanto si può dire per i luoghi naturalistici, che dopo il Covid sono stati riscoperti: basti vedere cosa succede sulle principali vie dell’Appennino. In quest’ottica è probabile che Comacchio, tra le migliori località turistiche in assoluto, sia stato avvantaggiato da un’offerta che non si limita a spiagge e mare, ma comprende anche il Parco del Delta, le Valli, il cicloturismo». Difficile approfondire l’analisi sul calo del turismo straniero, perché il turismo russo è sempre stato residuale sotto il Castello (ma anche tra gli ombrelloni dei Lidi): ci potrebbe essere stato un contraccolpo dal quasi blocco degli arrivi dall’Oriente, visto che negli ultimi anni pre-Covid il flusso in particolare dalla Cina era diventato promettente, ma in effetti alla città d’arte sembrano mancare gli apporti dai bacini più tradizionali come Francia, Germania e Spagna. Possono avere inciso, appunto, il mancato aggancio con una Bologna letteralmente trascinata dai voli low cost al Marconi, e con il resto dell’offerta di città d’arte della via Emilia? «Non siamo in grado di valutare questi aspetti, certo è che i dati di Bologna sono notevoli - è il ragionamento di Guietti - Le mostre? In realtà sono proprio i centri storici monumentali, in linea con la tendenza nazionale, ad essere, in genere, premiati».