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Il caso

Lidi, troppi delfini impigliati nelle reti: «Otto interventi in un anno»

Katia Romagnoli
Lidi, troppi delfini impigliati nelle reti: «Otto interventi in un anno»

L’Europa apre una procedura d’infrazione contro l’Italia

18 aprile 2024
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Lidi Aperta una procedura d’infrazione contro l’Italia, da parte della Commissione Europea competente, per il mancato allineamento alle direttive improntate ad una maggior tutela dei delfini, per impedire che i cetacei finiscano nelle reti dei pescherecci. Risale a un mese fa l’ultimo recupero di un delfino della specie Stenella, rinvenuto ormai privo di vita sulla spiaggia del Lido Volano, ma «negli ultimi 12 mesi abbiamo effettuato, lungo la Riviera Adriatica otto interventi su delfini morti – spiega Sauro Pari, presidente della Fondazione Cetacea di Riccione, associazione partenr di Delta Rescue – e le cause di morte, nel 50% dei casi sono riconducibili alle reti da posta dei pescherecci nelle quali restano impigliati. In alcuni casi abbiamo recuperato delfini morti che avevano ancora in bocca pezzi di rete, che avevano tentato di spezzare nel tentativo di liberarsene». La restante metà delle cause di morte, secondo studi e verifiche incrociate è naturale, in quanto dovuta al morbilli virus, molto simile al morbillo che colpisce l’uomo. Secondo Sauro Pari il nostro Paese è a rischio infrazione per la mancanza di sensibilità verso la tutela del mare e delle sue risorse, a partire dai delfini, ritenuti, per così dire, concorrenti dei pescatori e senza alcun pregio alimentare. «Dagli anni ’60 agli anni ’80 – prosegue Pari – sui delfini veniva applicata una taglia ed i pescatori che portavano la pinna nelle capitanerie di Porto ricevevano una ricompensa di 80mila lire».

Cambiare rotta

Viene invocata una maggiore sensibilizzazione ed una cultura del rispetto, attorno alle quali il nostro Paese manifesta lacune evidenti. Un solo delfino, tra quelli recuperati dall’Enpa di Lagosanto, ente fondatore di Delta Rescue, unitamente alla Fondazione Cetacea di Riccione, si è salvato la scorsa estate, dopo esser finito nei bassi fondali della Sacca di Goro. «Aveva seguito la scia di un peschereccio e ha perso l’orientamento – spiega Marco Pozzi, presidente dell’Enpa di Lagosanto -; abbiamo impiegato quasi cinque ore per indirizzarlo a riprendere il largo». Tutti i volontari di Enpa operano su delega della Fondazione Cetacea, in sicurezza, con polizza assicurativa e dopo adeguata formazione. Per la salvaguardia di tartarughe marine e delfini è stato istituito il nucleo di guardie zoofile di Enpa di Lagosanto, munito di apposita specializzazione fluviale-marittima, unica sezione italiana abilitata negli interventi su delfini e tartarughe marine. In un’ottica di maggiore sensibilizzazione, da fine aprile, dopo l’avvio sperimentale di grande successo, della scorsa estate, saranno organizzate uscite guidate in motonave, per vedere da vicino i delfini nel loro habitat. «La fascia costiera del Delta – conclude Sauro Pari – è quella del Nord Adriatico più ricca di delfini. Ne abbiamo contati 60 attraverso la dorsale che è per loro come una carta d’identità, ma ce ne sono un centinaio in un raggio di 12 miglia. A bordo della motonave, condotta da Matteo Schiavi, c’è un biologo che spiega ai turisti la vita di questi meravigliosi mammiferi marini». Maggiore conoscenza implica anche una maggiore consapevolezza verso la tutela della biodiversità e delle specie a rischio estinzione