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Un fiume di plastica, ma il Po la trattiene: «Non tutto va in mare»

Marco Nagliati
Un fiume di plastica, ma il Po la trattiene: «Non tutto va in mare»

Viaggio sul grande fiume tra i materiali inquinanti. Fra ostacoli e incagli solo il 15% arriva in Adriatico

20 aprile 2024
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Ferrara L’Adriatico respira, il Po tiene la guardia alta. Sinergia a più onde tra mare e fiume per contrastare l’inquinamento delle microplastiche. Soltanto il 15% del quantitativo dei rifiuti plastici arriva nell’Adriatico, il rimanente non è comunque totalmente stagnante nel grande fiume. Si frammenta, è arenato nella vegetazione spondale, si blocca nei piloni dei ponti e tra i numerosi ormeggi per la navigazione che rappresentano zone di incaglio. Un ostacolo verso il trasporto a valle. È l’esito del report sperimentale illustrato ieri a palazzo Naselli Crispi di Ferrara: un progetto/studio iniziato nel giugno 2021 che rappresenta una sorta di Odissea. Si tratta del "viaggio delle plastiche nel Po", che chiama in causa diversi soggetti (autorità bacino distrettuale, fondazione sviluppo sostenibile, università) e prevede tre step: monitoraggio, mappatura e progettazione. Quest’ultima voce rappresenta il futuro: sulla base dei dati raccolti, nel triennio 2024/2026, sarà possibile ottimizzare il recupero del materiale inquinante. L’intera geografia è denominata Mapp (monitoraggio applicato alle plastiche del Po) e conferma lo stallo prolungato in alveo del cosiddetto plastic litter (rifiuti plastici di medie e grandi dimensioni).

Se dunque il mare si sente un filo più protetto nel percorso da monte a valle, rimane lampeggiante la necessità di difendere il fiume. È il messaggio chiave che animerà la discussione della quarta sessione dell’Inernational Negotiating Commette, che dal 23 al 29 aprile si riunirà ad Ottawa (Canada) per giungere alla ratifica di un accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica. A livello emiliano, intanto, si consolida la legge SalvaMare i cui obiettivi sono incentivare la raccolta dei rifiuti plastici nei fiumi, il successivo riciclo nell’ottica dell’economia circolare e di sensibilizzare la collettività per la diffusione di comportamenti virtuosi che prevengano il problema della marine litter (rifiuti marini). Nella frazione ferrarese di Pontelagoscuro, giusto per snocciolare numeri, in 220 venti giorni sono stati raccolti 220 chili di rifiuti: di questi oltre 92 di plastica. «Questi risultati - spiega Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale fiume Po - hanno permesso di ottenere un primo quadro conoscitivo utile a supportare le definizioni di futuri approfondimenti e di azioni concrete di prevenzione e gestione da river litter. Gli esiti del Mapp hanno costituito la base per il programma di recupero plastiche dal Po». Si avanza in parallelo tra ricerca e sperimentazione, sostenibilità ambientale e operazioni di difesa. Per la prima volta, per l’intero tragitto di un fiume importante, è stato effettuato il monitoraggio delle plastiche galleggianti applicando il "protocollo Rimmel": si tratta di una sorta di missione codificata. Il dossier di studio prevedeva tre tipologie di analisi: l’osservazione visiva (ponti e sponde), i tracker (piccoli contenitori galleggianti in grado di riprodurre il comportamento dei rifiuti di plastica, al cui interno sono posizionati localizzatori Gps) e la creazione di zattere (isole flottanti) seguite con strumentazione satellitare. «Tutto questo ha consentito di ricostruire in modo fedele il percorso effettuato dai rifiuti e di identificare le potenziali zone di accumulo - spiega Giuseppe Dodaro, responsabile di Fondazione per lo sviluppo sostenibile -; la ricerca ha stabilito che la quantità totale plastic litter trasportata dal Po è sensibilmente inferiore rispetto a quella attribuita in passato da stime modellistiche. L’osservazione prevalente di oggetti di piccole dimensioni suggerisce che i rifiuti subiscono intensi processi di frammentazione prima di giungere a mare. E questo è dovuto ai lunghi tempi di permanenza in acqua, come testimoniato dall’analisi degli spostamenti effettuata coi tracciatori. Abbiamo un quadro approfondito e solido». E... «E seppur i dati siano meno preoccupanti - incalza Dodaro - si conferma come il contrasto all’inquinamento da plastica sia necessario per la tutela degli ecosistemi ma soprattutto della salute umana». Perché non dimentichiamo che sulle nostre tavole arrivano poi i pesci che in quelle acque non proprio limpide vivono e mangiano. Mentre sempre dalle nostre tavole vengono poi gettati «contenitori di plastica, sacchetti per uso alimentare o agricolo, tappi e coperchi di bevande monouso» evidenzia Dodaro. Autunno e inverno sono i mesi peggiori quanto a massiccia presenza di plastic litter, ovviamente fenomeno legato alla maggiore portata d’acqua del Po. In estate, con livello basso, i rifiuti fanno poca strada. «L’inquinamento dei mari e dei corpi idrici dovuto alle plastiche e alle macroplastiche costituisce oggi più che mai un problema di grande rilevanza in materia di salute pubblica - fa vibrare Marco Casini, segretario generale autorità Bacino distrettuale Appennino centrale -: risultato del cattivo comportamento dei cittadini. Tutti devono impegnarsi di più».