Ferrara, “La caffetteria della Resistenza”. C’è un bar al posto del Museo
Da quattro anni l’esposizione di Ferrara non ha una sede idonea e “La Comune” organizza il presidio proprio nella festa della Liberazione
Corso Ercole I d’Este è senza dubbio tra le vie più uniche e suggestive di Ferrara. Rappresenta uno dei due assi portanti dell’Addizione Erculea e su un’arteria di tale importanza storica sorge un complesso museale di pregio e rilievo che le fa da spalla: il Palazzo dei Diamanti. Ma non tutti sanno che adiacente al «palazzo spirtal de’dïamanti», così il Carducci, si trova un altro spazio espositivo: il Museo del Risorgimento e della Resistenza. Digitando sui motori di ricerca “Museo della Resistenza Ferrara” ci si può facilmente accorgere che comparirà la comunicazione dal sito del Comune, «chiuso al pubblico fino a data da destinarsi». Inaccessibile al pubblico dall’ottobre 2019 per interventi di restauro e riqualificazione al vicino Palazzo dei Diamanti, dall’estate 2020 le fotografie e i cimeli esposti sono stati rimossi e gli uffici trasferiti a Porta Paola sine die, in attesa della nuova sede, individuata poi nel Palazzo Pico Cavalieri, la cui ristrutturazione è in corso dall’estate 2023. Intanto, gli spazi del Museo del Rinascimento e della Resistenza in corso Ercole I d’Este sono stati occupati da tempo con un bar caffetteria dedicato ai visitatori di Palazzo dei Diamanti. Un ottimo servizio per i turisti, tuttavia questo ha implicato la chiusura di un importante luogo della memoria ferrarese, e non solo.
Il museo Inaugurato nel 1903 in onore dei patrioti ferraresi, fucilati cinquant’anni prima, Giacomo Succi, Domenico Malagutti e Luigi Parmeggiani, raccoglie armi, uniformi, cimeli, fotografie, manifesti e documenti nazionali e di Ferrara del XIXesimo e XXesimo secolo. Nel 1954 venne aggiunta la sezione dedicata alla Resistenza italiana e nell’occasione la denominazione originaria di “Museo del Risorgimento” cambiò in “Museo del Risorgimento e della Resistenza”. Anche negli ultimi anni quattro anni in cui è rimasto aperto nella sede provvisoria di Porta Paola, il Museo ha continuato a collaborare con le scuole superiori della città con diverse mostre. Tra queste, “Tutti colpevoli, tutti assolti” sulle atrocità compiute dal regime fascista nel periodo coloniale, realizzata in collaborazione con il Liceo Ariosto, e il recente progetto di Pcto con una classe dell’Iti Copernico-Carpeggiani. Quest’ultimo ha consentito di impostare un programma informatico di catalogazione e visione dei materiali del Museo, ora nei depositi. Importanti anche le collaborazioni mantenute con l’Associazione nazionale partigiani italiani e con l’Istituto di Storia Contemporanea. Un lavoro, dunque, che non è mai cessato, neppure con il trasferimento della sede, che rimane tutt’ora provvisoria. Ed è l’assenza di una sede stabile che riduce, quasi azzerando, le potenzialità di un museo che potrebbe ampliare la propria attività di ricerca e divulgazione nonostante l’impegno di coloro che vi lavorano.
L’appello A segnalare lo stato in cui riversa il Museo è il gruppo “La Comune” che sostiene la candidatura di Anna Zonari a sindaca di Ferrara: «Quest’anno la città festeggerà per la quarta volta la Liberazione con il Museo del Risorgimento e della Resistenza senza sede. È per questo motivo che domani (25 aprile) alle 12 ci troveremo davanti alla sede del Museo in corso Ercole I d’Este per chiedere la sua riapertura in una sede idonea». «Le memorie della storia, dell’antifascismo, della Resistenza, devono essere uno strumento per interpretare l’oggi – comunica il gruppo ferrarese –. Antifascismo è una parola importante, che va pronunciata, promossa e praticata con tutti gli strumenti possibili».