Ferrara, boom di malattie professionali
I primi dati Inail evidenziano una crescita del 50% delle patologie da lavoro, raddoppiano i tumori da amianto
Ferrara Malattie professionali aumentate del 50% in un anno, con i casi di mesotelioma pleurico addirittura esplosi. Sono indicazioni inquietanti quelle che emergono dai dati Inail elaborati dall’Azienda sanitaria locale in occasione della Giornata della sicurezza e della salute sul lavoro, che si celebra domani, anche se il trend degli infortuni con queste caratteristiche stanno seguendo un sentiero opposto, cioè discendente, ormai da qualche anno. Sul fronte dei lavoratori esposti all’amianto, in ogni caso, sono in arrivo novità importanti.
Il report A differenza dell’infortunio, che è appunto un evento lesivo e istantaneo, la malattia professionale può verificarsi a distanza di tempo dall’inizio dell’esposizione, anche quando il pericolo non c’è più.L’elaborazione effettuata dall’Osservatorio regionale sugli infortuni sul lavoro della Regione, a partire dai dati mensili Inail estratti al 30 gennaio scorso, evidenzia una riduzione delle denunce presentate in provincia di Ferrara nel 2023, -23% contro una media regionale di -7%; se si prende come riferimento il triennio precedente, la riduzione si riduce ad un -11% (-1,7% in Emilia Romagna).
I dati ufficiali del consuntivo Inail arriveranno più avanti, di sicuro ci sono purtroppo i tre infortuni mortali nel corso del 2023. «Anche in questi casi, come in tante altre tragedie che comportano la morte come esito dell’infortunio, le modalità (caduta dall’alto; schiacciamento sotto un trattore per ribaltamento) si presentano come evitabili e prevedibili» annota Antonia Maria Guglielmin, direttrice di Prevenzione e sicurezza sul lavoro dell’Asl.Nel 2022 sono state denunciate e riconosciute a Ferrara 185 malattie professionali, di cui il 68% a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo: si parla di alterazione dei dischi invertebrali, tendiniti, sindrome del tunnel carpale, che derivano da sovraccarichi biomeccanici.
In attesa anche qui dei dati di consuntivo, la Banca dati interattiva dell’Inail segnala nel 2023 un aumento di circa il 50% del numero delle malattie professionali denunciate, con una prevalenza sempre di problemi all’apparato muscoloscheletrico. «Importante», sottolinea l’Asl, risulta l’aumento delle denunce di mesoteliomi, che risultano 19 contro gli 8 dell’anno scorso.
Il dato è peraltro in linea con quanto sta emergendo a livello regionale, e i settori maggiormente interessati sono costruzioni edili, riparazione rotabili/ferroviarie; industria metalmeccanica, zuccherifici e altre industrie alimentari (qui l’incidenza di residenti nel Ferrarese è elevata), produzione di manufatti in cemento armato. Il caso amianto Il mesotelioma pleurico maligno, che non lascia di solito scampo, è in effetti un caso scuola, perché deriva da esposizioni che risalgono fino a 40 anni fa, e colpisce persone non solo di età avanzata.
La messa al bando dell’amianto, avvenuta in Italia solo nell’aprile 1994, ha fatto sì che a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso le morti causate dalla malattia siano progressivamente aumentate: il picco, secondo la Fondazione vittime amianto, è atteso proprio in questi anni. In provincia di Ferrara, tra l’altro, l’amianto era largamente utilizzato tra gli altri nel petrolchimico, negli zuccherifici, negli ambiti ferroviari.«Non siamo in grado di dire se il picco sia stato raggiunto oppure se i casi siano destinati ad aumentare, di sicuro l’attività di sensibilizzazione da noi svolta in tutti questi anni può aver avuto un’influenza sul numero di denunce, visto che le persone hanno cominciato a credere nella possibilità di ottenere giustizia e risarcimenti - dice Alberto Alberti, presidente dell’Associazione esposti amianto e membro dell’Anmil - I medici di famiglia non hanno mai aiutato questa nostra battaglia: a me hanno fatto un certificato di guarigione dall’absestosi (altra malattia collegabile all’amianto, ndr), che gli specialisti non contemplano come possibilità».
I ristori Alberti è reduce da incontri in Friuli, dove la presenza di Fincantieri ha portato ad una vasta sensibilizzazione sul tema e, di recente, alla costituzione di un fondo aziendale vittime dell’amianto riservato ai dipendenti del colosso cantieristico già in tribunale per cause connesse, e dotato di 20 milioni di euro l’anno.
Questi soldi arrivano dal Fondo nazionale vittime amianto che viene così fondamentalmente svuotato di risorse. «Il Fondo nazionale - sottolinea Alberti - è sì dormiente, ma non abolito. Anche tenendo conto dei versamenti per Fincantieri, mantiene un residuo di 40 milioni: considerato che ogni domanda accolta comporta un versamento una tantum di 15mila euro, gli spazi per ottenere cifre anche importanti per una famiglia in difficoltà restano ampi».L’Associazione vittime amianto consiglia quindi di presentare domanda all’Inail «non solo per cause lavorative, ma anche ambientali e familiari» dice Alberti, e del resto sono ormai numerosi i casi di mogli di esposti ammalate per via dei loro vestiti lavati per anni. A giugno, in ogni caso, «a Ferrara sarà aperto uno sportello in collaborazione con Anmil, per fornire informazioni su questi temi».