La Nuova Ferrara

Ferrara

La situazione

Ferrara, il lavoro c’è ma manca il pass

Stefania Andreotti
Ferrara, il lavoro c’è ma manca il pass

Niente rinnovo del permesso speciale per molti migranti: «Siamo qui da anni e regolari, ora dovremo andarcene?»

28 aprile 2024
4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Non sono clandestini, hanno un permesso per motivi di protezione speciale. Non hanno perso il lavoro, sono assunti, anche a tempo indeterminato. Non sono appena arrivati, vivono nel territorio ferrarese da diversi anni, hanno una casa, un percorso formativo e di vita. Eppure, rischiano di perdere tutto. «Le restrizioni imposte dal Decreto Cutro, convertito nella Legge 50/2023 nel maggio dello scorso anno - spiegano i volontari dell’associazione Cittadini del Mondo - ma soprattutto la sua interpretazione fornita dalle circolari inviate dal Ministero dell’Interno alle Questure, hanno creato situazioni paradossali per cui cittadini stranieri regolari e integrati, allo scadere del permesso, non potranno più convertirlo in permesso di lavoro. Il 7 marzo scorso il Tribunale di Bologna si è pronunciato in modo favorevole sul diritto di ottenere un permesso di soggiorno per lavoro, smentendo così l’interpretazione della legge fornita dalle circolari ministeriali, questo potrebbe aprire la strada ad altri ricorsi, ma con tempi e costi ingenti».

Il quadro e i racconti

Nella nostra provincia sono alcune centinaia le persone coinvolte. Una significativa forza lavoro in ambito edilizio, logistico, metalmeccanico, agricolo e manifatturiero, oltre che una virtuosa componente sociale delle comunità locali, potrebbe trovarsi da un momento all’altro senza più nulla. Si sono riuniti per la prima volta in un’assemblea convocata da Cittadini del Mondo per ascoltare le loro storie e fornire informazioni di natura legale, che potessero aiutarli ad orientarsi in questo complesso panorama giuridico, ma anche politico. Una ventina i partecipanti, che poi hanno scritto un comunicato per chiedere alla cittadinanza, con cui condividono da tempo diritti e doveri, di sostenerli «in questa giusta richiesta per un diritto fondamentale, quello di poter lavorare senza essere discriminati». Alcuni chiedono l’anonimato per non correre ulteriori rischi sul lavoro. Dabo Lamine, di origine senegalese, vive a Ferrara dal 2015 e lavora come metalmeccanico a Crevalcore. «Ho un contratto a tempo indeterminato, il mio lavoro va bene, mi piace, ma il mio permesso sta per scadere, fino allo scorso anno non c’erano problemi con il rinnovo, ma ora sembra che non sia più possibile, non so cosa fare, il mio datore di lavoro mi chiede i documenti, ma non me li danno. E oltre al lavoro rischio di perdere la residenza, le cure mediche, l’accesso al conto corrente, anche la possibilità di ricongiungimento famigliare. Un mio amico che era bravissimo nel suo lavoro, aveva fatto corsi professionali, adesso è già stato licenziato». Una perdita importante di maestranze e competenze per tante imprese, che però non possono fare nulla per i propri dipendenti stranieri che si trovano in questa anomala condizione: se li mantenessero al loro posto, sarebbe impiego di manodopera clandestina. «Io lavoro nelle risorse umane di una grossa azienda - racconta Adam Atik, presidente di Cittadini del Mondo - e il massimo che abbiamo potuto fare per aiutare chi si è trovato in questa difficoltà, è stato mandare una lettera di sponsorizzazione. L’esito di una legge pensata proprio per contenere l’illegalità, rischia di essere quello di alimentare lavoro nero, caporalato, infortuni sul lavoro e sacche di delinquenza». M.G. viene dalla Guinea, vive a Tresigallo e lavora in campagna, il suo permesso è scaduto, da sei mesi aspetta un appuntamento per capire la sua situazione, ma è ancora in attesa. «Intanto continuo a pagare cibo, bollette, affitto, ma quanto posso continuare? Io non voglio andare a rubare o vendere droga, voglio solo poter lavorare onestamente». Anche Mamadou arriva dalla Guinea, vive a Ferrara da otto anni, e lavora in una lavanderia industriale di forniture ospedaliere, il suo permesso scade la prossima settimana. «Ho fatto una richiesta di rinnovo lo scorso anno e dopo sette mesi mi hanno dato un appuntamento per comunicarmi l’esito. Ho firmato delle carte, ma non sapevo che mi stavano notificando il rifiuto, me lo hanno spiegato dopo i volontari».

L’appello

«La Questura dovrebbe sincerarsi che loro capiscano il contenuto dei documenti che riguardano il loro destino di vita - afferma Cittadini del Mondo - è complicato per noi orientarsi in mezzo alla burocrazia, figuriamoci per uno straniero. Ora queste persone sono in un limbo, intrappolate qui senza risorse e senza strumenti per uscire da questa condizione».Alla domanda di dove sei, D.F. risponde «di Serravalle», è lì che infatti vive e lavora, è a quel posto che sente di appartenere, ma già nei prossimi giorni potrebbe doversene andare.