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Portomaggiore, i ragazzi non entrano a scuola: «Quel bullo deve andare via»

Annarita Bova
Portomaggiore, i ragazzi non entrano a scuola: «Quel bullo deve andare via»

Alle medie suona la campana e gli alunni si siedono fuori. Genitori infuriati: «Episodi gravissimi. Mio figlio ha cinque punti in testa»

29 aprile 2024
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Portomaggiore Un’ora seduti per terra davanti alla scuola per manifestare il proprio disagio davanti ad una situazione che, evidentemente, è sfuggita di mano agli adulti. Ieri mattina i ragazzini delle classi delle medie di Portomaggiore (tra cui anche tanti stranieri), accompagnati da nonni e genitori, non sono entrati al suono della campanella dando così vita ad una protesta forte e singolare, considerata l’età (hanno tutti meno di 14 anni), e le modalità. Sui cartelli che tengono in mano, la scritta “Abbiamo paura di...” e poi il nome di un ragazzo più grande, che per vari motivi si trova ancora tra i banchi di quella scuola. Evidentemente problematico.

Cosa è successo

A quanto pare nel corso del tempo alcuni ragazzini sono stati vittima di bullismo, con episodi anche di una certa gravità. Nei giorni scorsi (come documentato dalla Nuova) la goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Mio figlio è stato picchiato in classe. Quel ragazzo l’ha colpito e gli ha sbattuto la testa contro lo spigolo del banco. Ha subìto un trauma cranico con ferita trattata con cinque punti di sutura e una prognosi di 10 giorni. Il risultato? Mio figlio resterà a casa per alcuni giorni, quel ragazzo no, perché c’è tutto un iter per arrivare a una eventuale sospensione». Secondo i genitori, «La scuola cosa ha fatto? Ha sminuito. Un incidente hanno detto - continua il papà -. Io ero al lavoro, ho ricevuto la telefonata...mio figlio era pieno di sangue e quando mia moglie è arrivata c’erano già ambulanza e carabinieri. Non è un incidente, non può e non deve passare come tale». «La scuola non è con noi, il preside oggi non c’è», la voce unanime. Il sindaco Dario Bernardi era presente, come anche il comandante del radiomobile di Portomaggiore, Antonio Muzi. A parlare con famiglie e ragazzi, la docente vicaria della scuola, che preferisce non comparire. L’insegnante ha ascoltato i presenti, provando a spiegare il punto di vista della scuola ma è forse ormai tardi, visto che le porte del dialogo sembrano difficili da riaprire. Per i genitori la soluzione è solo una: mandare via quel ragazzo e iniziare a gestire le cose in maniera differente.

Le voci

«Abbiamo fatto denuncia a ottobre - spiega una delle mamme -. Già lo scorso anno c’erano stati problemi di non poco conto. In questi mesi nessuno ha preso provvedimenti e il clima in classe è diventato sempre più teso. I ragazzini hanno paura: se parlano vengono minacciati. Abbiamo le chat, leggiamo cosa viene scritto da questo soggetto e non solo da lui. Non siamo d’accordo col dire che è tutto a posto, che siamo genitori ansiosi e che è un problema politico. No, quel ragazzo è un problema, la sua violenza è un problema, alcuni suoi amici sono un problema». E, ancora, «La scuola ha organizzato un incontro tra le due famiglie coinvolte alla presenza di un traduttore (e non un mediatore) e non abbiamo risolto nulla. I genitori del ragazzo non parlano italiano, non hanno idea di cosa avviene tra le mura scolastiche. È evidente che il percorso debba essere un altro». «Guardiamo le cose in faccia - un altro punto sollevato -, ci sono comunità che non riescono ad integrarsi e i cittadini stranieri di una determinata nazionalità sono sempre più numerosi. Quali i percorsi intrapresi? Cosa è stato fatto e cosa si farà? Non tolleriamo più comportamenti del genere». Dopo un’ora la protesta è finita, c’è chi è stato accompagnato a scuola e chi invece è tornato a casa. Nei prossimi giorni verranno organizzati incontri interclasse, ma al momento la richiesta è solo una: che il ragazzo venga espulso.