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La testimonianza

Ferrara, nonno perseguitava una maestra: «Così ci ha rovinato l’esistenza»

Daniele Oppo
Ferrara, nonno perseguitava una maestra: «Così ci ha rovinato l’esistenza»

A processo un ottantenne accusato di stalking, per la famiglia molestata è stato un incubo

07 maggio 2024
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Ferrara Adesso le cose sono migliorate, «dopo il provvedimento cautelare». Ovvero dopo che il questore ha ammonito e fatto divieto di avvicinare la vittima all’anziano di 80 anni finito sotto processo per atti persecutori nei confronti di una maestra.

A parlare ieri, sentito come testimone, è stato il compagno della donna che ha descritto le grandi difficoltà create anche alla convivenza dalla situazione, nonché del suo contatto molto diretto avuto con l’uomo in un’occasione.

«Ci ha rovinato l’esistenza» ha detto l’uomo rivolto alla giudice Carlotta Franceschetti, rispondendo alle domande del vpo Renzo Simionati. «Conosceva tutti gli orari di mia moglie, l’uscita da scuola, l’ora buca». La condotta contestata è quella di una presenza asfissiante: davanti alla scuola dove la maestra lavora, ma anche davanti a casa sua, dove arrivava a piedi o in bici, cercando anche di spiare all’interno. In più le avrebbe anche lasciato dei ricordini, biglietti e oggetti poggiati sul parabrezza dell’auto.

Una presenza che, in alcuni periodi, ha avuto una frequenza anche giornaliera, come raccontato dal testimone, ed è durata per circa quattro anni, fino all’ottobre scorso. I due uomini ebbero anche uno incontro ravvicinato. Con la moglie doveva andare dai carabinieri a denunciare gli ultimi episodi, «avevamo appuntamento davanti a una piadineria per il pranzo. Mentre la aspettavo l’ho visto passare in auto e così sono andato a prenderla a scuola. Ho fatto prima io e poco dopo è arrivato lui, ha girato in un parcheggio vicino. Io sono andato a fargli una foto. Lui è sceso e mi è venuto incontro chiedendomi cosa volessi, gli ho detto di smetterla. Poi ho fatto retromarcia col furgone per andare da lei e lui ha dato un calcio al furgone, mi ha colpito al braccio e mi ha detto “maniaco, lei è matta”. Gli dicevo di smettere e poi ho chiamato i carabinieri, chiedendogli di aspettarli anche lui ma è andato via».

Tra i testimoni anche una collega della vittima e poi la moglie dell’imputato, che ha provato a spiegare come il marito si sia recato nella scuola per andare a prendere il nipote e che nelle vicinanze c’è una palestra frequentata sia da lei che da lui per degli acciacchi.

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