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Lascia Libanore, l’infettivologo di Hiv e Covid: «Nuovi pericoli»

Lascia Libanore, l’infettivologo di Hiv e Covid: «Nuovi pericoli»

Rischio pandemie da epatite e antibiotico resistenza: «Ma i farmaci ci sono»

09 maggio 2024
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Ferrara Va in pensione a giugno dopo oltre quarant’anni uno dei decani dell’ospedale Sant’Anna, Marco Libanore, direttore di Malattie infettive e infettivologo numero uno non solo a livello territoriale durante l’emergenza Covid e ancor prima, dell’Hiv. Lo fa nel suo “stile”: un convegno internazionale a carattere scientifico di «aggiornamento sulle più importanti novità dal punto di vista epidemiologico, clinico, terapeutico e preventivo nel campo della patologia infettiva». L’appuntamento è per domani, dalle 8.30 alle 13.30 nell’Aula magna dell’ospedale di Cona.

«A 70 anni mi spiace un po’ lasciare quest’attività, ma mi rendo conto che le cose sono cambiate al punto tale da trovarsi l’Intelligenza artificiale a svolgere parte del nostro lavoro. Ciò che non potrà mai cambiare - sottolinea il decano degli infettivologi ferraresi - è il rapporto umano con i pazienti, insostituibile». Ripercorrendo la propria attività, Libanore non esita a parlare di «due pandemie affrontate, e una alle porte». La prima, che forse ha lasciato il segno più forte, è quella dell’Hiv: «Ricordo bene il primo caso di Aids a Ferrara, nel 1984, da allora le persone s’infettavano senza neanche sapere come e morivano. La svolta più importante è stata nel ’96, quando è arrivata la cura con il cocktail di farmaci e abbiamo visto che le persone non morivano più. Poi, certo, il Covid, anche qui siamo passati dal non vedere la possibilità d’intervenire concretamente al vaccino e poi ai farmaci antivirali davvero efficaci, in pochissimo tempo».

La prossima pandemia, è il suo alert, sarà da antibiotico resistenza, «gli studi dicono che nel 2025 si rischierà di morire più d’infezioni resistenti che di problemi cardiaci. Ci sono nuovi farmaci ma sono molto selettivi e vanno somministrati da specialisti. Poi c’è l’epatite da controllare anche qui con farmaci. In definitiva, la scomparsa delle malattie infettive non è purtroppo alle viste».

Lui, fa sapere, approfitterà della pensione «per stare un po’ con mia moglie, che lavorando per 10-12 al giorno mi ha visto poco, e con mia figlia che ha 35 anni». l

S.C.

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