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Il caso

Ferrara, schiavizza l’amico: ora non potrà più avvinarsi a lui

Daniele Oppo
Ferrara, schiavizza l’amico: ora non potrà più avvinarsi a lui

Dopo il pestaggio subito ad aprile, un 46enne ha rischiato di morire per le lesioni interne

12 maggio 2024
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Ferrara Divieto di avvicinamento. C’è un primo punto fermo nella storia di pensate sottomissione e di sfruttamento all’interno della "Ferrara bene" raccontata da La Nuova a fine aprile, che coinvolge un uomo di 46 anni con un disturbo della sfera affettiva che lo porta a legarsi con facilità alle persone e un 42enne che ne ha approfittato, insediandosi nella sua casa in centro storico e usando su di lui violenze morali e fisiche. A fine aprile venne cacciato dall’abitazione e ora, nonostante la ampie facoltà economiche familiari, risulta non avere una reale dimora propria. Ieri mattina l’uomo si è presentato dai carabinieri accompagnato dall’avvocata Gloria Cuoghi e i militari gli hanno notificato la misura disposta dal giudice Carlo Negri dopo che il sostituto procuratore Andrea Maggioni aveva chiesto addirittura il carcere. Un particolare della vicenda può far capire la necessità, allo stato degli elementi raccolti, di una simile limitazione: sempre ad aprile è stato l’autore di un violento pestaggio ai danni del 46enne, che ha rischiato seriamente di morire a causa delle lesioni interne provocategli. È stato necessario operarlo d’urgenza all’ospedale Sant’Anna di Cona, dove i chirurghi hanno dovuto procedere con la rimozione della milza. L’uomo è ancora in convalescenza. Il pestaggio è stato solo l’apice di una storia di sopraffazione che nel corso del tempo ha visto anche altri protagonisti. Nell’abitazione della vittima si erano insediati anche altri soggetti, che lì hanno trovato momentaneo riparo: dentro consumavano droga e alcol in quantità e avevano ridotto le stanze occupate in condizioni precarie anche dal punto di vista igienico sanitario. Nell’abitazione il 42enne si era ricavato il suo nido: una camera da letto chiusa a chiave, a uso esclusivo, confortevole e relativamente ben tenuta. Da quanto risulta era lui, lì dentro, a dettare legge, anche se non soprattutto, con la violenza. Il pestaggio di cui si è dato conto, infatti, non sembra essere stato il solo. Si spera che sia stato l’ultimo. Sull’intera vicenda c’è una denuncia presentata dalla vittima e dai suoi genitori- che con mille difficoltà hanno cercato di interrompere questa spirale pericolosa per il proprio figlio - assistiti dall’avvocato Simone Bianchi.L’anno scorso, per un certo periodo, nella casa si erano insediati anche due ragazzi problematici, anche loro figli della "Ferrara bene", affacciatisi nelle cronache cittadine per degli episodi concentrati nella primavera, quando a Ferrara comparirono alcune scritte antisemite, quando un ragazzo spaccò la vetrina dello Spal Store di via Mazzini e quando in due si misero a tirare bottiglie di vetro all’indirizzo proprio del 46enne, affacciato alla finestra, che era riuscito a chiuderli fuori casa e si era deciso a non farli più rientrare. In quell’occasione fu decisivo l’intervento dell’investigatore privato Davide Tuzzi che stava monitorando l’abitazione e il movimento dei due giovani, che già avevano dato segnali di propensione alla violenza.