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La città inaccessibile

«Ferrara, case e aule non adatte ai disabili» Valter, cambiar vita in città è dura

di Francesco Gazzuola
«Ferrara, case e aule non adatte ai disabili» Valter, cambiar vita in città è dura

Banchi dell’università non idonei e problemi a trovare un alloggio accessibile. Il 20enne pugliese: «Non penso solo a me, ma anche a chi arriverà in futuro»

16 maggio 2024
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Ferrara Inseguire i propri sogni e cercare un futuro perché lì dove abiti non lo vedi, non c’è spazio per te. Darsi un’occasione, con grande coraggio e forza di volontà, salutando quella che è stata la tua vita finora e trasferirsi, lontano, in una realtà sconosciuta dove le difficoltà non mancano, facendo quel passo che molti ma non tutti compiono, tanto più quando le cose sono naturalmente complesse per te che vedi il mondo da una prospettiva diversa, seduto sulla carrozzina e dietro gli occhialoni squadrati.

Animo e tenacia: una storia che parte da Vieste, provincia di Foggia. Là nel Gargano, dove un paese con poco più di 13mila abitanti si affaccia sullo Ionio e lo scoglio del Pizzomunno, «gigante di bianco calcare» come lo canta Max Gazzè, incontra il mare, è cresciuto Valter. 20 anni, affetto da tetraparesi spastica e cecità parziale dovuta a paralisi cerebrale infantile. La scorsa estate Valter acquisisce il diploma, inizia a pensare al futuro e prende una decisione con l’intento di cambiare la propria vita. Il giovane si guarda attorno: nella “sua” Vieste vede ridotte opportunità lavorative, pochi sbocchi e rilevanti problemi sanitari. A questo punto rivolge lo sguardo avanti o, meglio, più su, al Nord e qui decide di trasferirsi. Con Valter c’è la mamma Ilze, vita e amore per il figlio, pronta a seguirlo anche in un passo così importante come il trasferimento. Una scelta permanente e definitiva: questo vuole essere il trasloco a Ferrara, città individuata per costruire una nuova vita «in serenità e in un posto accessibile» ma qui iniziano i problemi.

«Abbiamo cominciato a cercare casa il 13 giugno, prima della maturità – racconta Valter –. Tuttavia sono passati molti mesi senza alcun esito». Nel tentativo di individuare un alloggio accessibile, senza barriere architettoniche o dotato di ascensore, Valter e la mamma contattano agenzie immobiliari e privati ma vengono sempre rimbalzati, anche in modo un po’ goffo, una volta spiegate le condizioni del ragazzo. «Illustrata la situazione diventavano titubanti e dicevano “ah ma non ha letto che era riservato solo a studentesse o a lavoratori con contratto a tempo indeterminato” e ci sbattevano il telefono in faccia». Valter fa subito la conoscenza dell’emergenza abitativa che contraddistingue Ferrara e per una persona con la sua disabilità trovare casa diventa ancora più difficile. «Abbiamo vissuto i primi due mesi di università da pendolare e in affitto nei B&B, prima vicino all’ospedale di Cona e poi sempre nei pressi di via Comacchio».

Ora però qualcosa è cambiato: Valter e mamma Ilze hanno trovato una sistemazione provvisoria e stanno per iniziare il trasloco in quella che sarà la loro casa per il futuro. L’attuale residenza è lo studentato in Santo Spirito: «Grazie alla mediazione di Paolo Vezzani (ex consigliere comunale, ndr) con l’azienda regionale Er.Go che si occupa delle residenze universitarie, siamo ospiti in questa struttura dove paghiamo poco più di 250 euro a persona, utenze comprese». Sul calendario è segnata in rosso la data del primo giugno, quando Valter e la mamma entreranno nella casa tanto sognata e disporranno dei propri spazi. Un obiettivo realizzato grazie «alla collaborazione tra Comune di Ferrara, nella figura dell’assessore Coletti, e il Centro servizi alla persona con Fabrizio Samaritani». Un appartamento dove Valter potrà continuare a vivere e progettare il futuro, lui che è al primo anno di Scienze della comunicazione: «Tra le opzioni sto valutando anche il master in giornalismo, ma è ancora presto per decidere» dice con il sorriso stampato negli occhi e sulle labbra.

Risolta una criticità ecco però che ne emerge un’altra. Valter frequenta le lezioni universitarie ma gli ostacoli sono all’ordine del giorno. E non si parla della città, dove «si sta bene e non ci sono barriere architettoniche», ma delle strutture dell’Ateneo. I corsi a cui il 20enne partecipa si svolgono in via Paradiso e in via degli Adelardi: in entrambi i poli gli impedimenti sono evidenti. «In via Paradiso l’ascensore non funziona sempre e i banchi non sono adatti, mentre in via degli Adelardi i banchi per i disabili sono solo tre, uno per piano» spiega Valter, che ha segnalato a più riprese le mancanze «non solo per me, ma anche per coloro che verranno in futuro». Una spiccata generosità che si è spesso scontrata con la «mala organizzazione», tanto più per uno studente che paga le tasse e ha prudentemente anticipato la propria situazione.

«Dal momento che siamo più disabili e ci sono pochi banchi, per spostarli di aula in aula serve chiamare la portineria e spesso si perde del tempo – espone Valter –. Ho fatto più reclami ma la risposta è stata “non abbiamo fondi per comprare banchi nuovi”. Inoltre in alcune aule gli spazi per i disabili sono in fondo all’aula e non davanti, ma io ho problemi alla vista». Qualche nota positiva da cui ripartire c’è: «Ho chiamato per spostare le lezioni di tedesco da via Paradiso, luogo in cui ci sono le maggiori problematiche, ad Adelardi e così è stato».

Primi passi per vedersi riconosciute le stesse possibilità dei suoi coetanei: «Più che altro mi dà fastidio la compassione: io non sto chiedendo il mondo, soltanto che venga compreso che con certi accorgimenti, come una migliore accessibilità, posso raggiungere anch’io i miei obiettivi». l