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Ferrara, adolescenti in fuga da violenze

Stefano Ciervo
Ferrara, adolescenti in fuga da violenze

Lo sportello Lgbtqia+ fa il pieno. Da un anno due richieste d’aiuto alla settimana: tanti under 17

17 maggio 2024
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Ferrara Due richieste di aiuto alla settimana, per aggressioni, verbali e non, a scuola, in famiglia o nella propria comunità di origine, o discriminazioni sui luoghi di lavoro o tra vicini. A lanciare questi Sos sono persone Lgbtqia+ che vivono a Ferrara, italiani e stranieri, per lo più giovani (ma non mancano le persone mature), che stanno trovando ascolto e sostegno concreto, anche legale, nello sportello del Centro antidiscriminazione di Arcigay Ferrara, che in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia ha fatto il punto del primo anno di attività dello sportello: oggi intanto alle 19 in zona Darsena skate park s’inaugura la Panchina arcobaleno voluta da Arcigay Occhiali d’oro, Famiglie arcobaleno, Agedo e Comune. Numeri in crescita Sono stati 86, dal 17 maggio 2023, gli accessi al Cad, in media appunto due richieste di aiuto alla settimana, se si tiene conto che il centro in agosto riceve solo richieste urgenti. «L’affluenza è in aumento - racconta Manuela Macario, responsabile del Cad - In parte è dovuto alla sempre maggiore notorietà del centro, ma anche perché il bisogno esiste e ha trovato solo ora la maniera di emergere. Ci sono periodi di picco, come nelle vicinanze delle festività, che evidentemente fanno esplodere i contrasti soprattutto in famiglia». Sono infatti molti i minori, «anche molto giovani», che denunciano violenze familiari, fisiche e psicologiche: non tutti quelli che arrivano allo sportello poi danno seguito alle denunce, per paura di ripercussioni sociali e fisiche, e «anche per mancanza di fiducia in un sistema legislativo che non prevede forme di tutela e aggravanti per forme di odio omotransfobico» sottolineano al centro.

«I richiedenti asilo hanno il terrore delle comunità di origine - aggiunge Macario - Nigeriani o pachistani temono anche solo di essere visti entrare da noi, perché vengono discriminati o aggrediti dai loro connazionali. Problemi di questo tipo ci sono anche nelle strutture di accoglienza». In generale, i servizi più richiesti sono di supporto psicologico e legale, ma c’è anche tanto aiuto all’inserimento. La fascia di età rilevante è 13-17 anni, quindi minori accompagnati da un genitore o segnalati da servizi sociali e sanitari; la fascia 19-26 anni riguarda soprattutto studenti universitari. Poi ci sono gli over 55 che vivono condizioni di solitudine involontaria ed emarginazione sociale e familiare, causata appunto dalla condizione di omosessuale o transgender. Le storie Una delle vicende che più hanno impegnato lo sportello, a partire dal suo referente legale, è quello di un 30enne omosessuale proveniente dal maghreb, che arrivato in città non si è presentato alla commissione permessi anche perché analfabeta, è stato inviato al Cpr di Trieste e poi rispedito nel suo paese, dove è stato subito minacciato di morte. «Ci siamo mossi attivamente, la nostra referente legale è andata più volte a Trieste e poi a Lampedusa per seguire questa pratica, e alla fine siamo riusciti a riportarlo a Ferrara» spiega la presidente di Arcigay.

Altra situazione particolarmente complessa ha avuto come protagonista un giovanissimo iraniano, fatto arrivare a Ferrara dalla rete di donne sue connazionali attive nel nostro Paese, dopo aver passato più di un anno in Turchia, «là viveva praticamente per strada, ha subìto violenze e soprusi, e quando è arrivato qui era in condizioni di forte fragilità: siamo riusciti a farlo ospitare in una struttura della Cidas per persone con particolari fragilità, ed ora il suo reinserimento è avviato». Più di una situazione riguarda adolescenti in transizione e non binari, che sono in difficoltà perché non vedono riconosciuta la loro specificità, «a scuola ad esempio non trovano la possibilità di percorrere la carriera alias, anche in assenza di volontà di discriminare, e quindi arrivano da noi smarriti» conclude Macario.