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L’intervista

Stretta sul Superbonus. La rabbia dei costruttori: «Si perde fiducia nello Stato»

Alessia Dalla Riva
Stretta sul Superbonus. La rabbia dei costruttori: «Si perde fiducia nello Stato»

Betti (Ance): «Scelte fatte senza coinvolgere le imprese»

20 maggio 2024
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«È il 32esimo provvedimento che modifica le regole da quando è nato il Superbonus: questo la dice lunga sul clima di insostenibile incertezza con cui il legislatore ha sempre gestito questa misura».

L’Ing. Stefano Betti, vicepresidente nazionale dell’ANCE, Associazione Nazionale Costruttori Edili, commenta così il via libera del Senato alla stretta sul Superbonus.

«Sostanzialmente ci sono tre ordini di problemi. Il primo riguarda il metodo: purtroppo nemmeno stavolta il sistema delle imprese, così come quello dei professionisti e quello degli istituti finanziari, è stato preventivamente consultato. Poi c’è un problema di legittimità: quando i provvedimenti diventano retroattivi si perde fiducia nello Stato perché non dà certezza del diritto agli operatori e, prima di tutto, ai cittadini. Infine, nel merito, è evidente che nell’ottica di ridurre l’impatto sulle casse dello Stato, anche questo ultimo decreto penalizza i condomini, le imprese e gli istituti di credito».

Cosa comporta il blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito d’imposta?

«È un elemento dirimente perché questo meccanismo è il vero motore dei bonus. Prima della sua creazione già esistevano altri bonus ad alte percentuali di detrazione che trovavano applicazione appena in circa 2-3 mila casi all’anno, solo per le classi sociali più abbienti che riuscivano a pagare gli interventi e poi a detrarli dalle tasse. Con lo sconto in fattura e la cessione del credito d’imposta siamo arrivati a 200 mila interventi all’anno: anche le classi sociali più in difficoltà economica hanno potuto usufruire dei benefici».

Quali sono le conseguenze dello stop alla cessione del credito?

«L’impresa che lavora ha bisogno di monetizzare il credito d’imposta che riceve in pagamento dal condominio, cedendolo ad una banca, altrimenti a fine mese non potrà pagare i dipendenti e i prestatori d’opera perché non ci saranno fisicamente i soldi. Questo significa rallentamento o blocco dei cantieri in corso. Ovviamente questo crea anche un potenziale contenzioso con i condomini, i professionisti e con gli istituti di credito».

Le misure introdotte alimentano il rischio di default per il sistema imprese?

«Sicuramente il blocco dell’acquisto dei crediti da parte delle banche mette a serio repentaglio la stessa sopravvivenza delle imprese. Le conseguenze saranno anche di enormi ricadute occupazionali perché il sistema delle costruzioni, come si evidenzia dai dati delle casse edili, ha aumentato la propria forza lavoro su base nazionale di 250 mila unità negli ultimi 3 anni, che sono in parte emersione di lavoro nero e in parte nuove assunzioni, che tornerebbero a scomparire. Da sempre abbiamo chiesto che, essendoci in gioco soldi pubblici, vi fossero imprese qualificate e certificate, non “scatole vuote” create solo per truffare i cittadini e lo Stato».

Le ripercussioni riguardano anche la sicurezza sul lavoro?

«È indubbio che la crisi di liquidità delle imprese serie e la presenza di imprese non qualificate o di dubbia provenienza non giustifica ma favorisca forme non congrue di lavoro fino ad arrivare all’aumento dei rischi in cantiere per il semplice fatto che l’utilizzo di manodopera non formata ed organizzata alimenta sicuramente i rischi di infortuni oltre che peggiorare la qualità tecnica del prodotto finito in termini di materiali e posa in opera».

Ci sono anche elementi positivi?

«Certamente il decreto porta chiarezza per gli interventi nelle aree terremotate e alluvionate. Questo anche per le nostre zone dell’Emilia Romagna dove si è conservata la possibilità di applicare il Superbonus ad adiuvandum del contributo per la ricostruzione per chi ha presentato l’istanza per la concessione del contributo entro le date del decreto a marzo scorso».

Quali considerazioni in tema edilizia green ed energia?

«È auspicabile che si riordini in maniera chiara il sistema dei bonus edilizi ed energetici perché l’Europa ha dato dei nuovi obiettivi nella Direttiva Green entro il 2050. Gli edifici sono colpevoli di più di un terzo dell’inquinamento e delle emissioni clima-alteranti nell’atmosfera. Inoltre il tema del risparmio energetico è sicuramente un elemento fondamentale verso la tendenza all’autonomia energetica del nostro Paese».

Cosa chiedete al Governo?

«Chiediamo prima di tutto che i cantieri avviati possano concludersi con le regole con cui sono stati stipulati i contratti tra le parti, come in qualsiasi stato di diritto. Poi di poterci confrontare per le prospettive future: non abbiamo mai chiesto che il superbonus potesse durare in eterno, ma la direttiva green ci impone una pianificazione di lungo periodo con indispensabile modulazione di risorse pubbliche oltre che private, altrimenti sarà inapplicabile per la parte più debole dei cittadini».