La Nuova Ferrara

Ferrara

L’anniversario

Terremoto, 12 anni fa la scossa: la paura e la forza di rialzarsi

Samuele Govoni
Terremoto, 12 anni fa la scossa: la paura e la forza di rialzarsi

Nell’Alto Ferrarese morirono sette persone, quattro erano operai al lavoro al momento della scossa

20 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Sant’Agostino Il terremoto ha lasciato un segno indelebile dentro migliaia di persone. Chi c’era si ricorda esattamente dov’era e cosa stava facendo alle 4.04 del 20 maggio 2012. Chi è arrivato dopo ha imparato a conoscere quei momenti attraverso racconti, fotografie e articoli di giornale. Oggi quei giorni di dolore e lacrime sembrano lontanissimi. Paura e smarrimento hanno lasciato ben presto spazio all’intraprendenza emiliana e così, a dodici anni di distanza, le ferite inferte dal sisma sono state quasi tutte rimarginate. Quantomeno quelle visibili e tangibili, è chiaro. Se l’orologio spezzato in due di Finale Emilia è stato uno dei simboli del terremoto nel Modenese, in provincia di Ferrara sono stati il municipio sventrato di Sant’Agostino e la chiesa tagliata in due di Buonacompra a fare il giro del mondo. È stato il terremoto dei capannoni e delle chiese, dei palazzi storici e delle fabbriche. Molto è stato recuperato, tanto altro è stato ricostruito. Il municipio di Sant’Agostino è stato abbattuto pochi mesi più tardi, mentre il Castello Lambertini di Poggio Renatico è stato inaugurato lo scorso marzo dopo un lungo e complesso intervento di restauro. La Pinacoteca di Cento ha riaperto nel segno del Guercino, ma il teatro Borgatti attende ancora i lavori. Molte chiese aspettano di essere riaperte, altre hanno ricominciato ad accogliere i fedeli da un pezzo. Le scosse, magnitudo 5.9 quella del 20 maggio e 5.8 quella del 29, non hanno risparmiato nemmeno le scuole: molte quelle ricostruite nell’Alto Ferrarese tra Cento, Bondeno, Sant’Agostino, San Carlo, Mirabello e Vigarano Mainarda. E le aziende? Alcune ce l’hanno fatta, altre poco dopo si sono dovute arrendere. Il paesaggio oggi è cambiato, però il ricordo delle piazze, dei campanili e delle case com’erano prima di quella notte resta. E resterà sempre.

LE VITTIME

Il terremoto di dodici anni fa nell’Alto Ferrarese causò la morte di sette persone, quattro di loro erano operai ed erano al lavoro al momento della scossa delle 4.04. Stavano facendo il turno di notte. Nicola Cavicchi (35 anni) e Leonardo Ansaloni (51 anni) si trovavano all’interno della Ceramica Sant’Agostino. Gerardo Cesaro (51 anni) era alla Tecopress di Dosso, Tarik Nouach (29 anni) all’Ursa di Bondeno. La loro vita si spezzò così, tra l’incredulità e il dolore dei colleghi e la disperazione dei familiari. Quella mattina morirono anche Gianni Baraldini (68 anni), fu colpito da infarto, e Nevina Balboni (102); la scossa la colse nel sonno e non fece in tempo a mettersi in salvo. Attorno alle 9 del 29 maggio, ovvero nove giorni più tardi, ci fu un’altra scossa. In quel momento alcuni calcinacci caddero e colpirono alla testa la centese Sandra Gherardi (46 anni); la donna morì per le ferite riportate.