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Autovelox, apparecchi non omologati: c’è chi li spegne per evitare ricorsi

Stefano Luppi
Autovelox, apparecchi non omologati: c’è chi li spegne per evitare ricorsi

Comuni “in crisi” irrisolto il problema dell’irregolarità degli strumenti

28 maggio 2024
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I comuni italiani hanno il timore - fondato, secondo associazioni dei consumatori e molti legali - di essere seppelliti sotto una caterva di ricorsi e così sospendono le multe effettuate dagli autovelox disseminati in città e borghi da Venezia a Palermo. A rischio ci sono i bilanci pubblici, sempre più esangui e il decreto Salvini pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale non contribuisce a fare chiarezza. Il ministro dei trasporti nei giorni scorsi, in un "question time" in Parlamento, ha assicurato che si risolverà con il nuovo Codice della strada - fin discussione in Senato dopo l’approvazione alla Camera - il tema degli autovelox non omologati. Perché lo spauracchio degli enti locali dell’Emilia Romagna e del resto d’Italia arriva proprio da qua: nessun autovelox in Italia lo è perché si aspetta un regolamento che non si fa addirittura dal 1992. Lo ha confermato la Cassazione un mese fa, accogliendo il ricorso dell’avvocato trevigiano Andrea Nalesso: autovelox non "omologato", ma solo "approvato" quando l’articolo 142 dell’attuale Codice della strada mette nero su bianco che il misuratore di velocità lo deve essere senza sé e senza ma. Appunto non basta. Oltre l’approvazione del Ministero dei trasporti (Mit) serve sempre l’omologazione che dovrebbe prima o poi fornire il Ministero delle Imprese e del Made in Italy o appunto il Mit, dunque occorrerà giungere a un regolamento ministeriale che recepisca gli «standard europei e nazionali» (come scrive la Cassazione nella sentenza citata).

Apparecchi spenti

Intanto molti Comuni sospendono in via cautelare l’utilizzo degli strumenti, timorosi appunto di migliaia di ricorsi. Che sotto elezioni non sono mai la manna dal cielo. Tra gli ultimi enti locali a sospendere l’utilizzo degli autovelox in attesa di chiarezza è Trieste in concomitanza con la vicina Muggia mentre il primo ad averlo fatto, a inizio maggio, è stato Pordenone sempre in Friuli-Venezia Giulia. Insomma diverse amministrazioni hanno fatto la stessa scelta. «Il timore - ha detto Walter Milocchi, comandante della Polizia locale di Trieste - è che le persone, sapendo che i controlli sono sospesi, se ne approfittino. Ma confidiamo nel buon senso, per l’incolumità di tutti sulle strade» mentre l’assessora triestina Caterina De Gavardo ha aggiunto: «Siamo in attesa che il ministero dei trasporti regoli la situazione. Ma il decreto voluto dal Ministro Salvini che prevede una stretta agli autovelox non affronta il nodo dell’omologazione dei dispositivi».

Undicimila "occhi"

Secondo l’associazione dei consumatori Codacons attualmente in Italia sono attivi 11.303 apparecchi per la rilevazione automatica della velocità installati lungo le strade, una marea dunque "fuorilegge". «Una invasione di autovelox - dice Codacons - che spesso non va di pari passo all’esigenza di garantire la sicurezza stradale. Basti pensare ai casi del Salento, dove i comuni della zona, fortemente frequentati nel periodo estivo, hanno ottenuto complessivamente circa 23 milioni di euro grazie alle sanzioni elevate tramite gli autovelox: dai 2.520.121 del comune di Cavallino ai 2.545.445 del comune di Melpignano. Per non parlare del piccolo comune di Colle Santa Lucia sulle Dolomiti: nonostante conti appena 350 abitanti, grazie al suo unico autovelox ha incassato nel biennio 2021-2022 quasi 1 milioni di euro. In Emilia Romagna - regione dove, secondo i dati di Facile.it e assicurazione.it le multe in tutto generano circa 100 milioni di euro di proventi - al momento non risultano enti pubblici che abbiano sospeso l’uso degli autovelox. «La cosa più grave - spiega l’avvocato Massimiliano Baroni, esperto in sanzioni amministrative - è che nel redigere questo decreto il governo non si sia minimamente pronunciato sulla questione dell’omologazione, dopo che ad aprile la sentenza della Cassazione ha stabilito che, se gli autovelox non sono muniti di decreto di omologazione emesso dal Ministero dei trasporti, i dati che hanno rilevato sono inutilizzabili perché inattendibili. In Italia non esistono infatti autovelox omologati, ma solo approvati e tutte le multe fatte da autovelox a partire dal 18 aprile sono dunque impugnabili. E si vince».

«Non sono bancomat» «Diciamo chiaro e tondo - dice il presidente nazionale Carlo Rienzi - che chi viola i limiti di velocità e mette a rischio la propria vita e quella altrui va pesantemente sanzionato, ma gli autovelox non possono trasformarsi da strumento per garantire la sicurezza stradale a bancomat usato dai comuni per prelevare soldi presso gli automobilisti. Per questo siamo favorevoli all’arrivo di nuove regole più stringenti per le amministrazioni locali, ma occorre risolvere il nodo sulle omologazioni e approvazioni degli autovelox, allo scopo di evitare una raffica di ricorsi anche verso le multe giuste». Spiega bene la differenza Fabio Galli, vicepresidente Codacons Emilia Romagna: «Pochissimi consumatori ci hanno contattati sul tema della non legittimità delle multe, ma a tutti diciamo che al di là di tante regole e norme è fondamentale il tema della omologazione che è diversa dalla semplice approvazione, un atto quest’ultimo burocratico. L’omologazione invece significa che l’azienda costruttrice deve depositare un modello dello strumento al Ministero che poi con quello controlla la corrispondenza degli autovelox sulle strade. Inoltre mi chiedo perché i comuni non si rivolgano solo ad aziende che omologano i prodotti». Anche le altre associazioni non vedono molti consumatori. «Sono ancora pochi - dice Adele Chiara Cangini, presidente di Adiconsum Emilia Centrale - ma spediamo per loro la pec di ricorso al prefetto o li aiutiamo con il nostro legale per il ricorso al giudice di pace». Infine Fabrizio Ghidini, vicepresidente Federconsumatori regionale «si sta bypassando un approccio serio al problema facendone impropriamente un tema da campagna elettorale».