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Il caso

Pieve di Cento, uccise la moglie e ne simulò il suicidio

Alessandra Mura
Pieve di Cento, uccise la moglie e ne simulò il suicidio

C’è l’avviso di fine indagini a carico di un 53enne centopievese. Per gli inquirenti simulò il suicidio della donna per stare con l’amante

30 maggio 2024
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Pieve di Cento Omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla relazione sentimentale. È questa l’accusa rivolta a un 53enne di Pieve di Cento dalla Procura di Bologna, che ha notificato all’uomo l’atto di fine indagine, il provvedimento che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo gli inquirenti l’uomo avrebbe assassinato la moglie, una donna di 58 anni trovata morta il 5 settembre del 2021 nel letto della casa in cui la coppia conviveva a Castel d’Argile. L’ipotesi iniziale era quella del suicidio, considerato anche che la donna soffriva di depressione e aveva tentato già una volta di togliersi la vita. Ma questa pista, così come anche quella della morte naturale, è apparsa sempre meno convincente a procura e carabinieri, insospettiti da dichiarazioni e presunte omissioni del marito ritenute contraddittorie e incongruenti. Si è trattato invece, secondo l’ipotesi accusatoria, di un femminicidio, reato per il quale il marito era indagato da due anni, proclamandosi sempre innocente. Il movente? Dalle indagini era emerso che il 53enne aveva un’amante, un’altra donna che stava frequentando da mesi e alla quale aveva prospettato la volontà di lasciare la moglie, ma anche la difficoltà a chiudere il rapporto. Da qui, sempre secondo l’impianto accusatorio, la decisione di liberarsi della donna. Era stato lo stesso indagato, il giorno della tragedia, a chiamare il 118 dicendo di aver trovato la moglie morta nel letto. Sul posto, insieme ai soccorritori, intervennero i carabinieri della stazione di San Giovanni in Persiceto, della Sezione Radiomobile e della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bologna, per eseguire i rilevi tecnico scientifici preliminari. Il 53enne disse che la moglie si era impiccata alla testiera del letto con una cintura, ma sul posto non fu trovata nessuna cintura, fu l’uomo a mostrarla successivamente. Altro punto controverso: il cadavere si trovava al centro del letto matrimoniale, una posizione che rendeva ben poco credibile la ricostruzione secondo cui la vittima si sarebbe tolta la vita mentre il marito dormiva al suo fianco. Elementi che hanno fatto pensare a una messinscena: la moglie sarebbe stata imbottita di farmaci, diminuendo del tutto l sue capacità di difesa (ma anche di stringere con forza una cintura) e soffocata in un luogo diverso dalla camera matrimoniale, e poi trasportata nel letto per simulare un suicidio. Né ha deposto a favore dell’indagato il fatto di non aver detto la verità su come avesse trascorso la sera precedente alla morte della moglie: non a una sagra, come riferito agli inquirenti, ma in compagnia dell’amante, una donna più giovane che frequentata già da alcuni mesi mentre il rapporto con la moglie era in crisi. Dopo la notifica dell’atto di fine indagini l’uomo potrà presentare elementi a sua difesa e chiedere di poter essere interrogato. «Respingeremo tutte le accuse», ha dichiarato il suo avvocato difensore.