La Nuova Ferrara

Ferrara

La cena della vergogna

Ferrara, chiesta l’archiviazione per i “bravi ragazzi”

Daniele Oppo
Ferrara, chiesta l’archiviazione per i “bravi ragazzi”

Per la procura nella cena con cori beceri, razzisti, antisemiti, inneggianti a Hitler e Mussolini non vi furono reati

3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Una serata becera, letteralmente, con comportamenti molto al di sopra delle righe ma che non hanno comportato reati per i quali finire a processo.
 

La procura di Ferrara chiuso l’indagine sui “bravi ragazzi” e chiesto per tutti e 26 i giovani indagati l’archiviazione, non ravvisando la fondatezza delle – gravi – ipotesi di reato di apologia di fascismo, propaganda e istigazione all’odio razziale, vilipendio delle forze armate, minaccia aggravata e poi, per non farsi mancare niente, perfino atti osceni in luogo in pubblico.
 

A metà febbraio, lo si ricorderà, la Digos aveva perquisito le abitazioni di decine di ragazzi, molti universitari, tanti sportivi, tra loro anche due Fiamme Oro, trovando nelle abitazioni qualche santino fascista, mazze e katane. Erano i partecipanti a una cena avvenuta il 22 dicembre dello scorso anno in un ristorante di via Carlo Mayr. Una cena per festeggiare il compleanno di uno di loro, organizzata per essere un concentrato di vergogna con tanto di decalogo: tutti vestiti da carcerato, disturbare e importunare i presenti, cantare cori beceri, consentito il nudismo. Niente foto o video né “storie” da pubblicare sui social.
 

I cori beceri, presi da un apposito sito internet stampati su un volantino e perfino distribuiti agli altri avventori del locale, sono un punto nodale della serata: irrispettosi verso persone decedute (dalla povera Yara Gambirasio a Lady Diana), ma anche cori omofobi, contro le donne, antisemiti, fascisti e nazisti che inneggiavano la deportazione degli ebrei, a Mussolini e Hitler (al quale è stato «demenzialmente addebitato lo stupro di Anna Frank», rileva la procura); cori sul massacro di Nassiriya e sulla morte dell’ispettore capo Filippo Raciti. E cori razzisti, che prendevano di mira il calciatore Mario Balotelli e l’atleta Fiona May. Che non erano lì, ovviamente. Mentre al ristorante c’era una cameriera di colore, chiamata apposta «Fiona May» e con il canto, lo riportiamo per dare il senso del disgusto, «sempre negra sei».
 

A nulla è servito, quella sera, che altri clienti del ristorante protestassero. Anzi, uno dei “bravi ragazzi” a un certo punto si è abbassato i pantaloni e ha mostrato i genitali a chi lo rimproverava, un altro ha picchiato sulla porta del bagno invitando a chiamare la Polizia, a una donna, lo si era già scritto, era stato fatto il segno minaccioso di un dito passato sul collo.
 

E se è vero che quei cori e quei volantini non rappresentavano un modo organizzato e consapevole per fare propaganda fascista - in indagine, lo valorizza il pm Alberto Savino, sono emerse le loro lacune storiche e la loro ignoranza -, è vero anche che sui reati più “normali” sono stati gli altri avventori a salvare i ragazzi: né la cameriera né la donna minacciata hanno voluto denunciare nulla, preferendo metterci una pietra sopra e basta.
 

La richiesta è adesso sul tavolo del giudice delle indagini preliminari Carlo Negri, che dovrà decidere se accoglierla o meno.
 

E se, come è molto probabile, non vi saranno conseguenze penali, non si può che confidare nella speranza che da una bassezza simile i 26 giovani coinvolti traggano la giusta lezione e colmino almeno un poco quelle lacune spaventose.