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Ferrara, Fabbri torna in Municipio da “Duca”: trionfo personale oltre ogni attesa

Stefano Ciervo
Ferrara, Fabbri torna in Municipio da “Duca”: trionfo personale oltre ogni attesa

Con l’uso massiccio dei social e l’imposizione del suo "marchio" il sindaco spazza via tutti. Anselmo, che lo chiama "influencer", non ha scampo. Ridimensionati i partiti del centrodestra

11 giugno 2024
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Ferrara Alan Fabbri diventa un caso da studiare non solo a livello nazionale per l’intreccio tra politica e social. Un autentico trionfo personale, quello del sindaco di Ferrara, che già a metà pomeriggio di ieri aveva la sostanziale certezza della riconferma per altri cinque anni grazie all’affermazione, oltre ogni previsione e sondaggi anche in mano ai partiti della maggioranza, della lista con il suo nome e simbolo. Un "marchio" stilizzato e spinto da quasi 113mila follower di Facebook e 30k di Instagram, per ogni minuto di questi cinque anni, con uno staff di comunicazione interno al Comune guidato da Michele Lecci, che ha fatto entrare Fabbri e le sue molteplici attività dentro i telefonini, e le teste, di tutti i ferraresi. Un valore aggiunto importante rispetto ai numerosi successi in tema di lavori pubblici e maxi-concerti rivendicati a più riprese dalla sua amministrazione. Con questo sistema di lavoro Fabbri si è messo al sicuro rispetto alla ripresa del Pd, che altrove in regione ha fatto registrare dati decisamente buoni, e anche in città è tornato ad essere il primo partito nel voto "politico", quello per Strasburgo.

A farne le spese è stato anzitutto Fabio Anselmo, il candidato di centrosinistra che esce sconfitto dal duello, fallendo così la "riconquista" di una città che è diventata la più marcatamente di centrodestra tra i capoluoghi emiliani. Il rischio di confrontarsi con quello che per primo aveva chiamato sindaco-influencer, l’avvocato dei diritti umani lo aveva ben presente fin dall’inizio: l’obiettivo massimo, il 9 e 10 giugno, era impedire la vittoria al primo turno per poi giocarsi le possibilità di successo al ballottaggio. Questo scenario presupponeva, oltre alla presenza di un argine alla trasformazione diretta dei follower in voti, anche una capacità di penetrazione del corpo elettorale degli altri due candidati: in particolare di Daniele Botti, che per storia personale e programma politico era il più vicino agli elettori del centrodestra, quindi potenzialmente in grado di togliere qualche voto alla coalizione del sindaco. Quando già lo spoglio dei primi seggi metteva in evidenza come il candidato civico e renziano faticava a superare la soglia del 2%, si poteva già trarre le conclusioni del "big game". Ma a pagare il boom di Fabbri sono anche gli alleati di governo, a partire dai partiti più strutturati: Fratelli d’Italia puntava ad un dato tra il 15 e il 20%, a maggior ragione dopo il primato sfiorato alle Europee, si deve accontentare della doppia cifra; ancor peggio la Lega, la più "vampirizzata" da un sindaco che è anche ai vertici regionali del partito, e la stessa Forza Italia, non rilevanti Maggi e Udc.

Un risultato che cambia anche gli equilibri all’interno della futura giunta, visto che i FdI alla vigilia si sentivano sicuri di poter offrire ad Alessandro Balboni la poltrona di vicesindaco, grazie alla "regola" introdotta dal senatore Alberto Balboni al Tavolo del centrodestra, e cioè che la seconda carica del Comune non può andare al partito che esprime il sindaco: quindi Naomo Lodi tagliato fuori in partenza, e duello con Forza Italia. Con in mano un risultato come quello di ieri, però, sarà inevitabilmente Fabbri a dare tutte le carte della giunta, e oltre a non avere problemi a riproporre gli assessori che si sono riparati sotto la sua ala (Marco Gulinelli e Angela Travagli), e magari proporre una "transfuga" leghista come Francesca Savini, potrebbe calare l’asso Francesco Carità. L’ex capogruppo della lista Maggi ha fatto il record di preferenze, battendo tutti in questa tornata, e si pone come un serio candidato alle cariche di maggior prestigio, in giunta o magari per la presidenza del Consiglio comunale, ruolo per il quale potrebbe risultare in lizza anche la stessa Savini. Lodi sarà quasi certamente ancora in giunta, anche perché ha dimostrato di saper lavorare bene in termini di preferenze, magari in attesa di una chance alle Regionali. Se Fabbri non vorrà stravincere, poi, dovrebbe riconoscere almeno un altro assessore a Fratelli d’Italia, e si troverà a decidere cosa fare con Matteo Fornasini: l’assessore al Commercio ha mostrato di avere in pugno Forza Italia, distanziando nettamente tutti in termini di preferenze, il che rende complicata un’eventuale mancata conferma, nonostante qualche screzio. E i numeri delle poltrone a disposizione rendono difficile, stavolta, riproporre il "premio" a tutte le forze della coalizione, anche a chi, Udc e Maggi, non ce l’hanno fatta ad entrare in Consiglio. Quanto all’opposizione, si fatica ad immaginare un Anselmo calato per tutta la legislatura nella parte di capogruppo consiliare: è più probabile che finisca per essere il folto gruppo Pd a guidare la pattuglia degli anti-Fabbri, che vede diverse conferme tra i consiglieri.