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Portomaggiore, più ispezioni e meno silenzi contro il caporalato

Marco Nagliati
Portomaggiore, più ispezioni e meno silenzi contro il caporalato

Il 50% della manodopera mal utilizzata è straniera

12 giugno 2024
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Portomaggiore Caporalato. E schiavitù. Risuonano parole forti nella Sala Verde della Camera del lavoro, che si pone ad un passo istituzionale di spessore: la firma di un protocollo che funga da argine allo sfruttamento lavorativo in agricoltura. Sovrintende il prefetto Massimo Marchesiello, che indossa gli abiti del garante. Firmano Flai Cgil, Legacoop Estense e Cidas, con l’occhio attento anche dell’Inps rappresentata dalla direttrice provinciale Annalisa D’Angelo.

Il territorio estense non è immune dalla piaga della manovalanza mal pagata e impiegata in condizioni estreme, con punto di maggiore criticità a Portomaggiore ma poi ampie propaggini riscontrate in tutta la provincia. Almeno sei le tessere di un puzzle complesso, che chiamano in causa la collaborazione tra pubblico e privato, per comporre un disegno normativo in linea con i criteri di democrazia e civiltà. Con una sottolineatura: il 50% della manodopera sfruttata è straniera. Per questo si attiveranno corsi di italiano (gestiti dalla Cidas) , come di reinserimento nel mondo del lavoro e di accoglienza. Una forma di tutela generale che può aiutare persone fragili e spaesate.

Ma soprattutto, il protocollo prevede una maggiore incisività dei controlli da parte dell’ispettorato del lavoro (ecco il ruolo dell’Inps). In aggiunta ad un presidio fisico e fisso che garantirà la LegaCoop. Infine la possibilità di mettere a disposizione appartamenti, andando ad evitare situazioni degradanti di alloggi carenti in termini di igiene e spazi. È il concetto di squadra. Formalmente viene definito “Rete per il lavoro agricolo di qualità”.

«Ci siamo presi in carico il fenomeno dello sfruttamento del lavoro – pone le basi Marchesiello – ovviamente più controlli da parte di Inps ed ispettorato del lavoro, ma l’obiettivo deve avere anche un presidio fisico: questo dà un senso. E nuove soluzioni alloggiative sono una valida alternativa». Serve, a conti fatti, un contesto di legalità: quindi volontà e soldi. «La carenza di manodopera accentua i fenomeni di sfruttamento – fa presente Dario Alba, segretario Flai Cgil di Ferrara -: questo patto rappresenta un passaggio dalle denunce alle risposte concrete. Diciamo che è stato firmato un patto di lavoro». Deve passare una sorta di «filiera della legalità» come sottolinea Daniele Bertarelli della Cidas.

Annuisce Paolo Barbieri, presidente Legacoop Estense: «Mettiamo al centro il lavoratore». In questo impervio percorso non può rimanere estraneo l’Inps provinciale: «Mi piace pensare che questo protocollo si inserisce nel quadro legato al piano “sezione territoriale” del lavoro – dice la D’Angelo -, sotto la regia della prefettura. Ci sono tanti obiettivi condivisi, al di là delle competenze di ogni singolo soggetto. Vedo sensibilità e terreno fertile per fare squadra. Stiamo dando un senso di progetto comune per raggiungere obiettivi grandi». Una mission di ampie proporzioni che coinvolge in toto Portomaggiore: «La nostra amministrazione – afferma il sindaco portuense Dario Bernardi – è in prima fila contro questo fenomeno -; quello che osserviamo sul nostro territorio è che la diffusione del caporalato ha portato con sé un gran numero di persone straniere in condizioni precarie dal punto di vista sociale e dell’alloggio. Generando situazioni di degrado e conflittualità che vanno combattute e sradicate».