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L’annuncio

Bonifiche Ferraresi, Algeria e G7: colossale progetto agroalimentare

Stefano Ciervo

	Federico Vecchioni, Bonifiche Ferraresi
Federico Vecchioni, Bonifiche Ferraresi

Meloni-Tebboune concedono 36mila ettari agli jolandini: dal seme alla pasta

16 giugno 2024
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Jolanda di Savoia Poche righe, come si è soliti fare in queste circostanze, nel mare delle comunicazioni ufficiali di un vertice planetario come il G7 conclusosi nel Barese. Quanto basta per comprendere il "salto" di dimensione internazionale che Bonifiche Ferraresi, da Jolanda di Savoia, sta compiendo. «Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il Presidente della Repubblica Algerina Democratica e Popolare Abdelmadjid Tebboune. Al centro della conversazione - si legge nella nota di Palazzo Chigi - lo stato di avanzamento dei progetti nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa nel settore agricolo e della formazione professionale, nonché l’impegno congiunto nel quadro del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo. In tale ambito, è in via di adozione il progetto di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36.000 ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Il più grande investimento in agricoltura sostenibile fatto sinora dall’Italia nella sponda sud del Mediterraneo». Si tratta evidentemente del maggior "colpo" al di fuori dei confini nazionali, anche per il contesto nel quale è stato annunciato, del gruppo agroindustriale guidato da Federico Vecchioni, che nel video e nelle foto ufficiali dell’incontro non si vede ma che era presente. La notizia dell’accordo, peraltro, era venuta fuori qualche giorno fa da fonti algerine: Omar Rekkache, direttore generale dell’Agenzia algerina per la promozione dell’investimento Aapi, i grandi progetti stranieri, aveva infatti annunciato il «partneriato tra l’azienda italiana Bonifiche Ferraresi e il Fondo nazionale d’investimento (Fni) per la coltivazione nella wilaya (provincia) di Timimoun (sud dell’Algeria) su una superficie totale di oltre 36mila ettari e un valore di oltre 420 milioni di dollari». Il progetto, continuava la fonte algerina, «prevede inoltre la realizzazione di un impianto di paste alimentari destinate all’export». In pratica si tratta della realizzazione dell’idea di base di Bonifiche, porsi come partner "chiavi in mano" per costruire da zero o quasi un’intera filiera agroalimentare, che parte dalla fornitura di sementi per arrivare alle produzioni industriali derivate da quei raccolti: tutte competenze già in pancia del gruppo jolandino. Esattamente un anno fa Vecchioni aveva siglato ad Algeri un accordo per la concessione di aree sud sahariane, da parte del governo algerino, che partiva da 900 ettari, con la conseguente nascita della società Bf Algeria. «Rappresenta il passo fondamentale per dare il via a progetti sul territorio algerino, creando le basi di una duratura e proficua presenza che intendiamo sviluppare in forma ancora più estesa territorialmente» aveva detto l’ad di Bf spa, la holding del gruppo, citando il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. L’inserimento nel Piano Mattei, il cuore dell’impegno non sono italiano per l’Africa, con possibilità di attingere anche a fondi pubblici, misura evidentemente il salto di qualità compiuto in questi mesi: per ora si parla del coinvolgimento del Fondo nazionale per il clima, dato il profilo di forte sostenibilità attribuito al progetto. In attesa che magari sia la stessa Bonifiche ad aggiungere particolari, ci si può interrogare sulla destinazione della pasta alimentare "jolandino-algerina", visto che se ne pianifica l’export. Timimoun è costituita su di un’oasi, in una zona al centro dell’Algeria, dove l’approvvigionamento d’acqua è un tema costante, quindi bisognerà capire come la tecnologia possa intervenire.