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Ferrara, affitti e discriminazione: «Ah, sei nero. L’appartamento non c’è»

Gioele Caccia
Ferrara, affitti e discriminazione: «Ah, sei nero. L’appartamento non c’è»

Le testimonianze: «Noi discriminati da agenzie immobiliari e proprietari di case»

16 giugno 2024
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Ferrara Solo pregiudizio o anche razzismo? «Purtroppo sì, anche razzismo - risponde la docente universitaria Alessandra Annoni, che insegna diritto internazionale e dell’immigrazione nelle aule di Unife - E affiora anche quando si cerca un appartamento in affitto». A testimoniarlo sono le persone che hanno vissuto sulla loro pelle quella diffidenza, legata solo al colore della loro pelle. Raccontano le loro esperienze nell’ufficio dell’associazione "Cittadini del mondo". Si chiamano Amadou, Josephine, Mah, Lassine. Nessuno di loro è riuscito a trovare casa rivolgendosi ad un’agenzia immobiliare ferrarese perché, appena veniva varcato l’uscio dell’ufficio, l’appartamento per cui era stato fissato l’incontro pochi minuti prima era «già stato affittato» oppure l’operatore comunicava, magari nell’imbarazzo, che «il proprietario ha dato mandato di non affittare a persone straniere». Un atteggiamento che certamente si riscontra anche altrove, ma che allontana l’idea che Ferrara sia sotto questo aspetto un’isola felice. Amadou, 32 anni, è nato nella Guinea Francese e abita a Ferrara dal 2016. Lavora in una multinazionale insediata in provincia, ha quindi un lavoro, uno stipendio fisso e il permesso di soggiorno. Per anni è rimbalzato da un ufficio all’altro nella speranza di trovare casa. «Per telefono non sanno chi sei, l’agente ti invita ma quando ti vede le cose cambiano. «Lei riesce a pagare il canone? - domandavano - Poi mi chiedevano i documenti dicendo che li avrebbero trasmessi al proprietario dell’abitazione. Ma non era vero. Ero disperato. Un’agenzia mi ha chiesto 250 euro: "Entro sei mesi ti troviamo l’alloggio". Soldi persi e niente appartamento». La soluzione, la via d’uscita, spesso è l’amico/a «di pelle bianca». Questa è la strada che l’ha portato a destinazione: «Vivo in affitto da quasi due anni, mi ha aiutato una persona che mi era vicina». Josephine, camerunense, laureata in infermieristica, lavora in una casa di riposo. Ha 33 anni e pregiudizio e discriminazione li ha subìti appena giunta a Ferrara: «Mi sono presentata al concorso universitario. Ero l’unica a non avere la pelle bianca e sono stata isolata. Nessuno mi rivolgeva la parola». Per un periodo ha abitato al Grattacielo con altri immigrati.

Quando ha deciso di cercare un altro appartamento in affitto si è accorta che «lavoro, contratto a tempo indeterminato e permesso di soggiorno non valevano nulla. In agenzia finiva sempre allo stesso modo. "L’appartamento non c’è più, mi rispondevano". Eppure compariva ancora negli annunci immobiliari. Oppure opponevano il no del proprietario». Alla fine ce l’ha fatta anche lei: «Grazie ad un amico». Dietrofront Mah è fiorentina, nata in Italia, il suo accento toscano al telefono veniva accolto con disponibilità e simpatia. Al telefono. Quando ha deciso di cercare casa per metter su famiglia, in presenza, si è trovata davanti allo stesso muro di Amadou e Josephine. Laureata, ha avuto un incarico alla Città del ragazzo, è iscritta all’università per la seconda laurea, il marito è medico («Quindi è italiano?», chiedevano in agenzia. «No»). Lo senti qui il razzismo e ti colpisce nell’intimo. Capisci, agli occhi degli altri sei diversa».Tutti precisano che «non intendono fare di tutta l’erba un fascio, che Ferrara c’è anche altro». Ma il muro persiste. Lo conferma anche Lassine, 33 anni, maliano, a Ferrara dal 2016, operatore della logistica. «Conosco molti stranieri che hanno avuto questo problema. In agenzia non trovi niente. Ti aiuta il passaparola. Oppure vai in affitto senza contratto», racconta. Anche Alessandra Annoni ha una storia da raccontare. Ha aderito al Progetto Vesta (accoglienza di minori non accompagnati). «Due ragazzi della Guinea - spiega - Poi li abbiamo aiutati a trovare casa, una volta diventati adulti. Lavorano, buono stipendio, ma dopo innumerevoli tentativi («qualcuno diceva: "Niente stranieri, sono sporchi e non rispettano le regole"), la soluzione è stata trovata. Ma solo grazie all’opera buona di quattro garanti. È vero che gli operatori delle agenzie ricevono un mandato, ma è proprio corretto non contestare questa richiesta?».