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Il caso

Ferrara, «sugli affitti nessuna discriminazione»

Alessandra Mura
Ferrara, «sugli affitti nessuna discriminazione»

Le agenzie immobiliari rispondono alla denuncia di alcuni cittadini di colore: «Se scottati i proprietari non si fidano più, ma vale per italiani e stranieri»

16 giugno 2024
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Ferrara «Quando il proprietario di una casa resta scottato da un’esperienza negativa con un inquilino, spesso diventa diffidente nei confronti di determinate tipologie di affittuari, che siano italiani o stranieri. Ma è una questione economica, non legata alla provenienza o al colore della pelle». Cristina Boni è la presidente di Fimaa Ferrara, la federazione che rappresenta mediatori e agenti immobiliari. Secondo le testimonianze raccolte dalla Nuova nella sede di Cittadini del Mondo, le persone di colore hanno difficoltà a trovare casa, scontrandosi con pregiudizi e discriminazioni da parte dei proprietari e di riflesso degli stessi agenti.
 

«Parlo per i miei associati – è la premessa della presidente – ma posso dire che la stessa priorità, per tutti i casi, è quella di assicurare ai proprietari le giuste garanzie, senza distinzioni e discriminazioni. All’inquilino è richiesto un contratto di lavoro e uno stipendio adeguato e questo vale per gli italiani e per gli stranieri». Trovare un appartamento, prosegue Cristina Boni, «è comunque difficile perché la maggioranza dei proprietari preferisce affittare agli studenti universitari, e ha adattato l’appartamento per ospitare questo tipo di inquilino, sapendo di poter contare sulla garanzia dei genitori per il pagamento. Anche per questo le famiglie fanno più fatica a trovare una casa. Poi è vero che magari capita che gli studenti lasciano l’immobile in condizioni pessime, e questa esperienza negativa rende poi il proprietario diffidente verso un certo tipo di inquilino. Ma, ancora una volta, vale per tutti».
 

«Non è mai successo, – assicura Roberto Marzola, titolare di Immobiliare Progetto Casa – che un cliente ci abbia detto di non volere inquilini stranieri». Ma il punto è, alla fine, «che sono i proprietari a decidere. Se per vari motivi non si fidano di un affittuario perché temono che non sia in grado di pagare e fanno marcia indietro, noi non possiamo obbligarli e rispettiamo la loro scelta». E quest’ultima, aggiunge Marzola, è dettata da ragioni esclusivamente pratiche e di convenienza, e dalla situazione economica della persona candidata a prendere l’immobile in affitto: «Faccio un esempio: su un canone di 500 euro c’è chi trova eccessivi tre mesi di cauzione. Ma bisogna pensare che chi mette a disposizione un immobile vuole sentirsi tutelato, e 1.500 euro non solo niente di fronte al rischio di danni, di dover pagare le spese condominiali se l’inquilino non provvede, delle tasse o di quegli interventi di manutenzione che spettano al proprietario. Per non parlare di casi di grave morosità».
 

L’esplosione delle iscrizioni all’università, inoltre, ha cambiato le dinamiche degli affitti, e sono gli studenti a farla da padrone perché non “blindano” la casa con lunghi contratti ed è più semplice e veloce rientrarne in possesso. Per questo restano la scelta prioritaria per gran parte dei possessori di immobili, «pur, a volte, – conclude Marzola – con lo svantaggio di affittare casa a tre persone per poi scoprire che ci vivono in cinque. Ma delle esperienze negative, di ogni esperienza negativa, i proprietari fanno tesoro, senza distinzione di pelle».