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Caro-frutta a Ferrara, commercianti e agricoltori: «Noi non ci guadagniamo»

Stefano Ciervo
Caro-frutta a Ferrara, commercianti e agricoltori: «Noi non ci guadagniamo»

«Alla Borsa merci prezzi della frutta invariati». Ipotesi import

18 giugno 2024
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Ferrara I produttori, ma in un certo qual modo anche i commercianti nostrani, si chiamano fuori dalla fiammata di prezzo della frutta fresca a maggio, della quale proprio il Ferrarese resta uno dei territori più vocati a livello non solo nazionale. Certo non il miglior viatico per l’auspicata ripresa dei consumi, ma qualche indicazione utile arriva dal giro d’orizzonte nella filiera.

Alla base, sottolineano gli agricoltori, non ci sono aumenti dei prezzi e quindi dei profitti per i produttori. «In certi casi, per la pera ad esempio, ci sono stati effettivamente dei buoni prezzi riconosciuti ai frutticoltori, ma a fronte di produttività ridotte per problemi di vario genere, dal mancato uso dei prodotti chimici e per il meteo, le gelate l’anno scorso e il caldo precoce, seguito da freddo, quest’anno - ragiona Francesco Manca, presidente di Confagricoltura - Se parliamo però della frutta estiva, tipo pesche o albicocche, a maggio non si ha il polso della stagione in corso, piuttosto qualche residuo dell’anno scorso che risente certo di difficoltà di produzione». E sul fattore stagionale insiste anche Alessandro Visotti, direttore di Coldiretti, «i prezzi di maggio per questo tipo di frutta non sono riferiti ai prodotti della zona: stiamo parlando probabilmente di importazioni dal sud o dall’estero, che sono influenzati da fattori sui quali non abbiamo controllo. Gli agricoltori ferraresi non stanno guadagnando il 50-60% in più, e lo dimostrano le rilevazioni di queste settimane alla borsa merci di Bologna, la più indicativa: i prezzi delle pesche l’anno scorso di questi tempi erano di 0,75-0,85 euro, quest’anno siamo lievemente al di sotto, 0,73-0,83». Secondo Coldiretti, peraltro, è curioso all’inverso anche il calo del prezzo del latte allo scaffale, «ai nostri produttori viene pagato sostanzialmente come l’anno scorso. Discorso diverso per quanto riguarda i molluschi - ammette Visotti - perché sappiamo tutti l’enorme problema causato dal granchio blu: qui il rincaro è una conseguenza».

Coldiretti, in particolare, tiene a rimarcare che «i prodotti a chilometro zero, cioè di provenienza locale, che si trovano nei mercati di Campagna amica, sono primizie ma sono rimasti sostanzialmente invariati quanto a prezzo nonostante i rincari delle materie prime».

È articolato seppur prudente il commento dei commercianti su questa fiammata inflazionistica molto specifica. «Stiamo vivendo una fase di precarietà per quanto riguarda i consumi che sono ancora fragili e che non aiutano certo la ripresa - sottolinea Marco Amelio, presidente Ascom - Stiamo verificando con i nostri referenti di settore questi incrementi di prezzo perché vogliamo capirne effettivamente di più sulle cause: potrebbe essere una difficoltà di reperimento del prodotto anche a causa di un clima instabile che potrebbe aver condizionato oltremodo mettendo in difficoltà gli stessi produttori». È anche vero, continua l’analisi di Amelio, «che i costi della filiera aumentano esponenzialmente più ci si allontana dal prodotto italiano. Pensiamo ai costi di trasporto, in particolare. Questi aumenti alla fine, è bene sottolinearlo, non favoriscono nemmeno gli stessi operatori delle attività di prossimità».