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Abusi su un minore, si difende in aula a Ferrara: «L’ho adescato ma non violentato»

Daniele Oppo
Abusi su un minore, si difende in aula a Ferrara: «L’ho adescato ma non violentato»

L’esame di Bruno Minute accusato di aver ricattato un giovane con video e minacce

26 giugno 2024
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Ferrara Ha salutato la presidente del collegio giudicante con un «vostro onore», come nei film americani. Ha proseguito, come nei film americani, in una specie di autodifesa, consultando atti, chiedendo acquisizioni di lettere, contestando le dichiarazioni altrui, spogliandosi della camicetta per far vedere che non aveva i tatuaggi che gli erano stati attributi, salvo un colpo di scena.

Sembrava una messa in scena studiata, l’esame reso da Bruno Minute, 31enne di origini bulgare, con un passato abusi subiti e problemi psichiatrici (non tali da renderlo incapace di intendere e volere), a processo per aver adescato, violentato e ricattato un ragazzo (parte civile tramite l’avvocato Emiliano Mancino) che all’epoca dei fatti, parliamo del 2016, era minorenne e non privo di altre fragilità. Minute - che è in carcere per altri episodi simili di adescamento e ricatto compiuti in maniera seriale nel Nord Italia - ha negato di aver mai violentato il ragazzo, pur ammettendo le chat a sfondo sessuale con lui, nate, sostiene, dopo averlo agganciato con un profilo falso su Facebook, e le minacce: quella della diffusione dei video in cui la vittima doveva compiere atti sessuali, se non ne avesse prodotti di altri.

Tutte originate da un video, che nella tesi d’accusa è quello della violenza, che però non è stato ritrovato nel cellulare di Minute. L’imputato ha contestato che il violentatore che il ragazzo avrebbe riconosciuto sia proprio lui - anche se ieri ha confermato «al 100%» che era lui - affermando che, a differenza di quanto aveva descritto lui non ha tatuaggi sulle braccia. Per dimostrarlo prima ha tirato su le maniche della camicia, mostrando avambracci liberi da disegni. Poi è stato invitato a togliersi la camicia del tutto. Un tatuaggio è spuntato sulla spalla destra, in discesa verso il bicipite: una madonna. La vittima non l’ha riconosciuto, lui ricordava che era un animale. E mentre Minute si stava per rivestire, è stato l’intervento di una cancelliera a rovinargli lo spettacolo: «C’è un tatuaggio sulla spalla destra». Era una testa di capra, «un capricorno». «Eccolo», ha detto a voce alta la vittima mentre Minute si girava per mostrare il disegno al tribunale. Altro show. L’invio alla procura di una missiva con richiesta di far testimoniare il suo compagno di cella, al quale aveva fatto confessioni. Ma questi ha scritto alla procura, sostenendo di essere convinto che Minute fosse colpevole. I due verranno messi a confronto l’11 settembre.