La Nuova Ferrara

Ferrara

La storia

Da Portomaggiore alla Cina «Alleno i giovani surfisti olimpici»

Stefania Andreotti
Da Portomaggiore alla Cina «Alleno i giovani surfisti olimpici»

La storia di Nicola Zanella tra la passione per il mare e le lingue orientali

25 giugno 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Portomaggiore C’è un filo rosso che lega Portomaggiore alla Cina.

È un filo che cavalca le onde, dalla costa adriatica, fino a quella di Hainan, un’isola che somiglia alle Hawaii.

Se si punta Pechino e si scende a Sud per oltre 2.500 chilometri, ecco che si finisce nell’unica isola tropicale cinese, caldo tutto l’anno, una delle mete turistiche più gettonate «e caposaldo del progetto olimpico al quale lavoro dal 2016». A parlare è Nicola Zanella, nato e cresciuto nella provincia estense, poi emigrato dopo aver studiato lingue orientali a Ca’ Foscari e trascorso un periodo a Ravenna per avvicinarsi alla sua eterna passione: il surf.

«Ho sempre sostenuto i vizi surfistici con lavori da freelance, come interprete per ditte che avevano rapporti con la Cina. Poi i vizi sono diventati predominanti quando sono diventato direttore di una rivista dei primi anni 2000, Surf News. Da lì lo spostamento sulla costa, poi il grande salto verso un altro continente. Nel 2016 il surf da onda è stato incluso nelle Olimpiadi del 2020 a Tokyo e la Cina ha deciso di creare un team nazionale. Io sono stato reclutato nel primo progetto di surf development del paese, al quale ad oggi collaboro come allenatore di una parte della nazionale di surf mista, uomini e donne, e del team giovanile dello Sichuan». In modo particolarmente intenso ora, alla vigilia delle Olimpiadi 2024 di Parigi.

«Le gare di surf si terranno a Tahiti, nella Polinesia francese, dove avremo la nostra atleta Yang Siqi. Concorreremo solo nella categoria femminile, perché lì il gap con gli altri paesi è minore».

Nicola si considera fortunato per essere riuscito a coniugare passione per l’oriente e sport.

«La Cina è una cosa che si pratica, a Ferrara può sembrare lontana, ma non è impossibile inserirsi, la quotidianità è molto più vivibile di quello che gli stereotipi propongono. Certo, mi è costato avere amici e famiglia lontani, mi mancano, essere qui ha avuto un prezzo in termini di relazioni umane, ma faccio fatica a immaginarmi nella nebbia. Mi mancano cappellacci e salama e prendo cinque chili ogni volta che torno a trovare mia madre Silvana. Qui è stimolante perché lavoro a un livello che non mi sarebbe consentito in Italia. Parlando cinese, vivo perfettamente integrato, ho solo un amico italiano, surfo in cinese, mia moglie e mio figlio sono cinesi». E tra i vari impegni lavorativi, Zanella ha trovato anche il tempo per scrivere un libro che è diventato di culto per gli appassionati, “Children of the tide”. «Parla di come si cavalcavano le onde nella storia della Cina dal nono al sedicesimo secolo. Una narrazione attorno alle tracce lasciate dalla comunità di surfisti: poesie, testi, cronache e materiali in gran parte inediti che attestano la pratica in Cina tra le prime nel mondo».

E prima di andare a cena, perché il fuso orario lo proietta sei ore in avanti, il suo ultimo pensiero è per la sua terra natia. «Di Portomaggiore amo il fatto che tutti si conoscono e anche dopo 13 anni in Cina incontro sempre un vecchio amico per strada. La prima cosa che faccio quando torno è andare al forno di Masieri. Il loro pane è il profumo della nostra famiglia da sempre e fare visita a loro è un come dire a tutto il paese che sono tornato, almeno per un po’». 


© RIPRODUZIONE RISERVATA